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LIBRO SETTIMO — 1808. 53

fatta fucina di congiurazioni e di brigantaggio era commessa all’impero del colonnello Lowe, uomo triste ed avaro. Il disegno di assaltarlo non fu confidato dal re che al ministro, della guerra per apprestar armi e provvigioni, e ad un uffiziale del genio, napoletano, per girare intorno all’isola sopra piccola non avvertita nave, e indicare il luogo dello sbarco e le altre particolarità di guerra necessarie all’impresa. Due volte nel regno di Giuseppe quella spedizione erasi tentata, ed altrettante per mancanza di secreto tornata a vuoto, anzi a danno e vergogna, perchè le nostre navi scontrate dalle navi nemiche furono prese o disperse.

Quell’isola lontana da Napoli ventisei miglia, tre dal capo delle Campanelle, s’eleva dal mare tutta in giro per alte rocce; una strettissima cala che chiamano porto dà mal sicuro ricovero alle piccole navi; angusta spiaggia di arena in altro luogo permetterebbe lo approdare a’ legni sottili, ma lo impedivano potenti batterie di cannoni e fortificazioni e trinciere. l’interno dell’isola dividesi in due parti, l’una ad oriente poco alta, l’altra ad occidente altissima; in quella è la città, pur detta Capri, e molte ville, il porto, la marina, i superbi segni della tiberiana lascivia, e terreno fertilissimo coperto di vigne; nell’altra parte, detta Anacapri, la terra è sterile e sassosa, il cielo grave di nugoli, agitato da’ venti, e piccolo paese vi si trova fondato a cui si giugne per unica ed angusta strada, intagliata nel sasso a scaglioni (che sono trecento ottant’uno) alti, e la più parte dirupati per l’antichità e per lo scorrervi delle acque. Quattromila abitanti coltivano L’isola, ed erano in quel tempo fedeli al presidio inglese, forte di mille ottocento soldati. Dovunque mai uomo ardito approdar potesse, l’impediva o fossa, o muro, o guardia: chiudevano il porto e la marina batterie di cannoni; cinque forti, uno ad Anacapri, quattro in Capri, bene armati, difendevano ogni parte del terreno; la città era cinta di mura. Gl’Inglesi credendo quel posto inespugnabile lo chiamavano lo piccola Gibilterra; ma nulla trattener poteva l’impeto militare di Gioacchino, che tenevasi a vergogna vedere dalle sue logge sventolare la bandiera nemica, e starsi i presidii sicuri e spensierati.

Maturato il disegno, armate molte barche, più molte caricate di soldati francesi e napolitani. dato supremo comando al general Lamarque, nella notte del 3 di ottobre muove la spedizione dal porto di Napoli, ed altra minore da Salerno. Al mezzo del giorno l’isola è investita da tre parti. al porto, alla marina, ad un luogo alpestre dal lido di Anacapri: de’ tre assalti i due primi erano finti, benchè per numero di barche e per impeto i più veri apparissero; quello ad Anacapri, modesto e quasi inosservabile, era il vero. Qui, sopra piccolo scoglio che le onde coprivano, sbarcammo alcuni