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LIBRO SETTIMO — 1809. 73

naufragò, molte presero necessario ed infelice ricovero ne’ nostri porti o spiagge, poche pervennero in Sicilia, e su queste il Canosa.

XXIII. E tuttora assente il re, il ministro di polizia Cristoforo Saliceti per morbo violentissimo trapassò di anni cinquantatrè, di fama varia, essendo stato istromento potentissimo di libertà, ed al cangiar delle sorti astuto ministro de’ re nuovi, mansueto in famiglia e buon padre, benevolo agli amici, de’ nemici oppressore, de partigiani suoi o tristi o buoni sostenitore potente, alle opere di stato ingegnosissimo, delle scienze e degli scienziati poco amante, e delle altrui virtù (per troppa e mala conoscenza degli uomini) miscredente. Si disse morto di veleno, accreditando la voce i sintomi del morbo, l’accettato convito da un nemico, e la propria potenza; ma poi fu visto che di tifo maligno morì, Ebbe sepoltura nella fossa gentilizia della casa Torella, lo che sarà cagione di pietoso racconto in altro libro di queste istorie.

XXIV. Rimasta in Francia la regina, tornò il re, e si volse alle cure di stato. Fondò in ogni provincia una società di agricoltura, le assegnò terreno per gli esperimenti e per vivajo di utili piante, aprì scuole agrarie, diede premii e più vaste promesse agl’inventori di macchine o processi giovevoli agricoltura, coordinò le società agrarie delle province col giardino delle piante in Napoli, al quale fece dono di ventiquattro moggia di terra, allato al Reclusorio; e comandò che vi si alzasse vasto e bello edifizio per conserva di piante, ed esperienze, ed insegnamenti botanici; però in cento modi giovò all’agricoltura, base per noi di nazionale ricchezza, quasi abbandonata ne’ passati tempi alle naturali liberalità della terra e del cielo, non più bastevoli or che in Europa, per sola umana industria, danno copiosi prodotti i suoli più macri sotto clima più ingrato.

A molti comuni si concessero mercati liberi e fiere, giovamenti al commercio dov’è lento, danni o inutilità dov’è in fiore. In tutte le comunità si fondarono le scuole primarie. I tributi tornarono più comportabili non per minorazione ma per miglior ordine; anzi nuova legge improvvida, avara, proibì la fabbricazione del tabacco. Le cose dell’esercito, soldati, armi, vestimenti, stanze, fortezze, procedevano in meglio; la disciplina peggiorava. Per leggiera cagione alcuni soldati calabresi ed altri delle guardie si azzuffarono, e subito la privata contesa eccedè in tumulto, ed indi a poco in ribellione; perciocchè i due reggimenti presero le armi contumacemente, e disposti a guerra in mezzo alla popolosa città di Napoli, con pericolo di molti ed universale spavento, tirarono archibugiate, sì che parecchi dalle due parti perirono. Poco appresso un uffiziale delle guardie, senz’abito o segno di milizia, percuotendo per ingiusta causa un venditore di merci, fu arrestato da un commissario