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82 LIBRO SETTIMO — 1810.

ed io chiamo seconda quella che venne compagna delle conquiste gotiche e longobarde, avendo or ora adombrata la prima. Se dunque diversa nel regno la civiltà de’ popoli, variamente la feudalità vi si apprese, e non fa maraviglia che fosse più acerba nelle Puglie, e delle Puglie negli stati d’Otranto.

La politica degl’invasori serbar doveva i caratteri della invasione, guerra, forza, preda, indipendenza, il più forte o il più fortunato più prendere di terra e d’uomini, e meno ubbidire al capo condottiero del popolo conquistatore; ma se dipoi il debole diveniva forte, se il già forte addebolivasi, scambiar le sorti, ed il primo togliere al secondo signoria e vita. Il quale brigantaggio feudale non poteva esercitarsi senza milizia, o la milizia sussistere senza tributi; e perciò il popolo diviso in soldati e vassalli, gli ordinamenti di società solamente militari e finanzieri, i capi delle tribù capitani e magistrati, non leggi stabili, non ordini certi, non sicurezza di persona o di proprietà, ma continue guerre, continue depredazioni, instabilità di ogni cosa. Questa guerra tra’ signori dominò il regno dal V al VII secolo.

Nell’VIII, IX e X molti avvenimenti mutarono l’aspetto della feudalità. Nel ducato di Benevento forte per dominii, afforzato delle leggi del saggio Rotari re longobardo, erano i regoli minori soggetti e mansueti, e sebbene il ducato fosse feudalità, la era gigante ed aveva le apparenze di stato; cosicchè i popoli soffrivano le gravezze, ma non i danni e gli sconvolgimenti delle discordie. Questo benchè duro riposo fu breve, da poi che gli successero le guerre, per le quali diviso il ducato, surti dalle sue spoglie i ducati di Salerno e di Capua, fondate da’ conti (sino allora soldati del duca) contee stabili ed ereditarie, una gran feudalità in cento piccole si divise. E tale di questa pianta è la natura che il minore de’ tralci è più velenoso del tronco.

Avvennero in quel tempo stesso le invasioni de’ Saraceni, e furono materia abbondante al brigantaggio ad alla feudalità; si murarono allora le terre, e mille rocche e castelli si fondarono, onde le guerre più lunghe, i regoli più forti, la condizione de’ popoli più miserevole.

Al cominciare dell’XI secolo le prime scorrerie normanne ne’ paesi di Napoli e di Sicilia arrecarono la feudalità più matura ed ordinata, e portando seco leggi feudali francesi, fu meno agitata, più potente. Così restarono le cose fino all’anno 1139, allorchè il primo Ruggero fondò il regno di Sicilia e di Napoli. Dal quale punto delineerò la feudalità per case regnanti, o per quei mirabili avvenimenti che mutano delle sociali instituzioni l’indole o l’aspetto.

XXXII. Ruggero fu il maggior barone del regno, che tale in quel tempo era l’idea di dominio che non poteva scompagnarsi dalla