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che nei documenti del giudicato di Torres è ricordata col nome di San Giorgio di Trullas.

La prima menzione di questa chiesetta si riscontra in un atto di donazione fatta nel 1115 da Pietro de Athen e da altri notabili turritani ai Camaklolesi, che da tempo erano stabiliti in Sardegna. I donatori Pietro colla moglie Padulesa, tocore d'Athen colla moglie Elena di Zori, Comita di Zori con la moglie Vera de Athen ecc. concedono cun voluntate de Deus e dessu donnu nostrum iudice Gostantine dicto nomine de Lacon et dessa muliere donna Marcusa regina a Guido priore dei calmadolesi la Chiesa di S. Nicolò di Trullas con tutti gli arredi paramentos de missa, et ci non de sint levata sa mensa de su argentu ci est in su altare, et non sa cruce dessu argentu, et non su calice de cantare missa non su altare vitori ci si est, non sas reliquias ci vi sunt et non sos libros ci vi sunt.

Da un'altro passo della stessa concessione risulta che alla chiesa era annesso un fabbricato, abitato da alcuni monaci che sono chiamati eremiti, il che c'induce a ritenere che non solo la chiesa ma anche il monastero veune costrutto anteriormente al 1115. Altra menzione di questa chiesetta si ha in una bella di Onorio II del 1125 confermante all' ordine dei Camaldoli le chiese ed i monasteri che possedeva in Sardegna.

Con altre bolle susseguenti la stessa chiesa è confermata da diversi pontefici allo stesso ordine, per cui si può ritenere che sino al XIII secolo la chiesetta appartenne al potente ordine di Camaldoli.

Che S. Nicolò di Trulla fosse annessa ad un monastero, probabilmente alla dipendenza della abbazia di Saccargia, oltre che dal surriferito diploma risulta anche dalle rovine che circondano nel piano di Truddas la chiesetta e che formarono col pietrame coi calcinacci una lieve prominenza entro la quale essa restò incassata.

Non è neanche improbabile che presso la Chiesa di S. Giorgio fosse un nucleo di popolazione agricola — una donnicalia se tale nome potesse applicarsi alle pertinenze dei monasteri — con servi, con ancelle. con animali e con casette per la coltivazione del piano di Trullas, che dalle montagne di Bonorva si protende ad occidente lambendo la catena montuosa del Murtas.

La menzione di questa chiesetta nel 1115 è la prima cronologicamente rispetto ai documenti fin'ora conosciuti, ma non certo la prima