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del detto ordine religioso. Anche di quest'ultima sono tutt'ora visibili le rovine che, poste a breve distanza dalla Chiesa di Salvenero, non presentano interesse alcuno dal lato archeologico od artistico.

In migliori condizioni è la Chiesetta di S. Antonio, posta ancor essa a breve distanza dell'abbazia di S. Michele di Salvenero in una prominenza che rasenta la strada carrozzabile che da Ploaghe conduce a Codrongianus.

Niente si sa di questa chiesetta; essa indubbiamente dovea essere un romitorio annesso al monastero di Saccargia oppure a quello di Salvenero, forse più a questo che a quello, giacchè nei libri d'amministrazione dei beni della Chiesa di S. Michele di Salvenero all'anno 1762 si trovano menzionate las Iglesias San Antonio y San Antimo dela Villa olim di Salvennero.

Stilisticamente non ha d'interessante che l'abside in pietra concia a filari alternati di trachite rossiccia e' di calcare, originariamente bianco, ma ora isabellino per la bella patina.

Nel frontone posteriore rincorrono, seguendo la pendenza del tetto, gli archetti romanici ed in mezzo è aperto un finestrino crociforme.


I documenti medioevali tacciono completamente sulla Chiesa di S. Nicolò d'Ottana: non un cenno nelle vecchie carte, non un segno, non un'iscrizione sulle antiche mura che possano far luce sulla sua origine.

Ottana era anticamente sede del vescovado ottanense, ma prima che in questa città la diocesi era stabilita in Orotelli, la di cui chiesa parrocchiale conserva molte parti medioevali dell'antico duomo. Nel condaghe della consacrazione della Chiesa di Saccargia fra i maiorales ed i vescovi che intervennero a quella festa dell'arte e della religione, è menzionato anche su episcopu de Ortilen1.

Ugo, Ortilensis ecclesie episcopus, dona nel r139 al monastero di S. Salvatore di Camaldoli la Chiesa di S. Pietro in Ollin con tutte le sue pertinenze2.

Poco dopo la sede dovette trasportarsi ad Ottana, giacchè domnu

  1. Tola, Cod. Dipl. Sard., Sec. XII, pag. 193.
  2. Tola, Cod. Dipl. Sard., Sec. XII, pag. 213.