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torio di S. Giulio in Lucca — presenta con esse una qualche analogia.

Infatti anche in questa al primo ordine abbiamo le forme costruttive romaniche, mentre superiormente si svolgono le lince decorative gotiche per mezzo di archetti trilobati rincorrentisi sotto il frontone e per mezzo della bifora campeggiante nella facciata liscia.

Ma le analogie sono più apparenti che sostanziali. Nelle chiese sarde le forme gotiche appaiono organiche e costituiscono tutt'una cosa coll'organismo costruttivo, mentre nella Chiesa di S. Giulia la parte decorativa appare superficiale, tale che potrebbe rimoversi per adattarne un'altra. E ciò ha la sua ragione nelle fasi costruttive di quest'oratorio: la sua prima fondazione risale forse agli ultimi del VIII secolo, ma, cadente per venustà, venne restaurata nel 1295, lasciando disadorna la facciata che venne incastrata degli attuali marmi nel 1344.

È sufficiente la menzione di queste date per convincersi che non è possibile alcun confronto fra questa chiesetta sorta per la pietà della famiglia degli Allucingoli e le nostre chiese del terzo gruppo. Nè a più concreti risultati porterebbe il confronto fra queste e le chiese di S. Michele in Borgo e di S. Caterina in Pisa. Queste hanno tra loro tali analogie decorative da ritenerle di uno stesso autore, quel Fra Gugliemo, allievo di Nicola che le cronache del Convento di S Caterina chiamano magister in sculptura peritus, multum laboravit in augmentandum conventum1.

Anche in queste le forme gotiche appaiono timidamente negli archi trilobati che invece di quelli a tutto sesto costituiscono le gallerie, di cui s'inghirlandano le facciate. Ma qui è tutto, giacchè le rinascenti lince non differiscono da quelle del Duomo e di S. Paolo in Ripa d'Aruo che in Sardegna non ebbero svolgimento alcuno.

Questa mancanza di riscontri potrebbe far pensare ad altre influenze artistiche per parte dei maestri che non trassero la tecnica e l'arte costruttiva dai cantieri di Toscana, se non che esse hanno una grazia tutta toscana, per cui anche senza conoscere i modelli si devono ritenere per opere d'artefici pisani.

Queste chiese sono l'ultima espressione della loro influenza arti-

  1. Cronaca del Convento di S. Caterina di Pisa pubblicata dal Bonaini in Arch. Storico Italiano, Vol. VI. Parte II, Seg. III, pag. 467.