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libro secondo | 135 |
uomo ragionevole. Le leggi de’ Principi dovevano solamente contenere gli uomini, perchè andassero al Diritto: ma infelicemente i Principi immedesimarono la loro volontà al Diritto, e le loro leggi apparvero anche immedesimate al Diritto. Di questa profanazione vennero accusati dal costume che ne venne di chiamare Diritto la legge di un Imperadore, o Repubblica; e si disse, come dicono, a mo’ d’esempio, Diritto Romano, Diritto di Giustiniano, e va dicendo. Rimescolato così il giusto colla legge, il talento del legislatore col Diritto, furono uomini i quali posero il loro intelletto ad apprendere queste leggi, ad esporle, ad applicarle. Morto il legislatore, si resero interpreti della sua mente; e come in questa si trovava incarnato il Diritto, si fecero anche di questo interpreti; e la legge fu in mano loro uno strumento a piegarlo ora a destra ora a sinistra, e a dargli quelle sembianze che meglio si addicevano al proprio, o all’altrui vantaggio. I legisti tra i sapienti formarono, e formano una casta distinta. Sempre ebbero un’arma micidialissima, il sofisma; con cui distinguendo, notomizzando quello che è immutabile ed assoluto, il Diritto, si sforzano di distruggerlo. A loro l’ardua sentenza del giusto e dell’ingiusto; perciò consapevoli della potenza che loro si deriva dal saper di legge, da’ conquistatori, che temono della durata del conquisto, da’ tiranni, che non possono dormir tranquilli, desiderati, favoreggiati. Un legista cercato di consiglio da un incoronato, non può tenere in ufficio l’ambizione; e la grandezza del chiedente, che può farlo grande, lo svia dal conseguire colla mente quello ch’è veramente giusto. Se il Diritto è pel cliente, lo amplificano: se è contrario, lo fazionano in sembianze amiche. La pianta de’ legisti cresce sempre accosto alla ceppaia de’ principati. È una terribile generazione che va infrenata con briglie di buona tempera.
Federigo era un avvedutissimo uomo: sapeva il bene che poteva impromettersi, ed il male che poteva temere dai preti e dai legisti, ove, senza averseli legati con favori, si fosse messo a combattere la libertà delle Lombarde Repubbliche.