Pagina:Storia della Lega Lombarda.djvu/213

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libro terzo 207


I Carcanesi, avvegnacchè fidatissimi alla fortezza delle loro rocche, ed alla naturale munizione del sito, con solleciti messaggi vennero pregando Federigo, non volesse lasciar cadere in balia de’ nemici quella munitissima sede; essere questa un freno assai duro in bocca alla prepotente Milano; colla sua caduta andarne tutta la somma delle imperiali cose in Italia; stare a propugnacolo della vicina Como; perduta, non sarebbe più il come rattenere i Milanesi dal correre sopra a questa devotissima città. Federigo non si lasciò a lungo pregare, e tolti i militari sussidî da Pavia, Novara, Vercelli, mosse ad oste verso Carcano a liberarlo dall’assedio. Indirizzavano le sue schiere Bertoldo Duca di Boemia, quel di Turingia, un conte Corrado Bellanoce, il Marchese di Monferrato, Guido Conte di Biandrate.

Come ebbero lingua i Milanesi dell’appressarsi di Barbarossa, si affortificarono delle milizie di altre tre porte, ed accolsero assai opportuni dugento Bresciani accorsi al loro aiuto. Essi si trovavano divisi a cagione dell’assedio nelle tre anzidette terre. Federigo cominciò dapprima dal togliere loro il vantaggio della levatura dei siti: e tentando con iscaramucce le schiere che alloggiavano in Ursinico, giunse a tirarle giù nella valle Tassera; in guisa che occupando egli lo sbocco della medesima, queste si trovarono chiuse a fronte dagli imperiali, ed alle spalle da Carcano. Nelle quali distrette si avvisarono i Milanesi, temendo esser colti separati dagli altri, adunare in quella valle tutte le milizie che tenevano il campo a Paravicino ed Erba. Questo appunto bramava Federigo per affamarli: imperocchè chiuse le vie con ogni maniera d’impedimenti, e guardarti gelosamente i traghetti donde potevano venire rinfreschi di vettovaglie, in poco di tempo l’esercito Milanese si trovò in tanta disperazione di provvigioni, che a non morir della fame, dovevasi aprire lo scampo colla forza.

Tenevano il supremo indirizzo delle cose nel campo Milanese quattro sacerdoti, i quali colla loro presenza tenevano levati gli spiriti, già tutto fuoco per la patria, al pen-