Pagina:Storia della Lega Lombarda.djvu/311

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libro quarto 305

Lombardi che egli andasse a trattare separatamente di pace con Alessandro. Aveva ricevuto precetto di andar difilato al Papa, non aprirsi con altri, lasciar tutti al buio di quel che recasse, e perciò tutti nel sospetto, che non istaccasse per privati accordi Alessandro dalla Lega; in una parola far balenare gli animi nella fortissima unione. Ed avrebbe afferrato l’intento, se Alessandro fosse stato uomo da uccellarsi da un Tedesco.

Stavasene colui in Benevento; riseppe del Bambergense che veniva, e del come già tutti gli animi di Lombardia fossero levati, e lo guardassero con molta apprensione. Si avvide della rete, e curò bene a non darvi dentro. Era ad operarsi all’aperto. Comunicato il consiglio ai Vescovi ed ai Cardinali in pubblica assemblea, spedì tosto lettere e messaggi a ciascuna città della Lega, a dissipare le dubbiezze e le male suspicioni che seminava l’insidioso messaggio imperiale, esortandole a deputare uomini provati ed avveduti alla sua corte, perchè gli fossero testimoni in tutto quello che si passasse tra lui ed il Bambergense. Vennero infatti i deputati Lombardi, i quali colla loro presenza sventarono le maliziose trame del Barbarossa.

Mandava pregando al Papa l’imperiale oratore, che come recava divieto del suo signore di toccare gli stati del Re di Sicilia, si degnasse condursi in quelli della Chiesa, ed in qualche città di Campagna venisse ad ascoltarlo. Si mosse Alessandro e venne in Veroli. In pieno concistoro, presenti i Lombardi, accolse il Bambergense; il quale vedendosi tratto tanto all’aperto, tenne per ispacciata la legazione. Tuttavolta con umili sembianze fattosi alla presenza del Papa, disse: mandarlo a lui ambasciadore il suo signore l’Imperadore Federigo, ma con severo comandamento di non trattare con altri che col Pontefice, cui solo poteva palesare l’ambasciata; perciò tornargli impronta la presenza di tutti quei congregati. Rispose Alessandro: essere vana quella segreta manifestazione di cose, intorno alle quali non poteva dare avviso di sorte, inconsapevoli i suoi fratelli, e i de-