Pagina:Storia della Lega Lombarda.djvu/325

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libro quarto 319

a quattrocento cavalli divisi in dodici squadre. Mossero le liberatrici milizie pel territorio di Ravenna: le conduceva la Contessa e Guglielmo. Campeggiarono la vetta del monte Falcognara; quattro miglia le separavano dall’angustiata città; di poco distavano dalle fazioni tedesche. Con accorto consiglio Guglielmo, come fu alta la notte, fece appendere alla lancia di ciascun soldato due o tre lampade; e poi facendo difilare le schiere con assai rade ordinanze da offerire al nemico una fronte larghissima, lo trasse in inganno sul numero delle sue genti, che credette assai più grande di quel che era. La qual cosa come mise l’Arcivescovo in grave apprensione, commosse gli Anconitani ad una incredibile gioia. I quali dai portici del duomo vedendo una così vicina liberazione, alzarono grida, che mescolandosi a quelle de’ soccorrenti, spaventarono in modo l’Arcivescovo, che in quella stessa notte con molte cautele sloggiò, e si ritrasse nel Ducato di Spoleto. Ad un tempo il navilio veneziano sciolse le vele, e la città fu del tutto libera dell’assedio. Così Ancona per muliebre virtù fortissimamente sostenuta dentro, per la generosa Contessa di Bertinoro fu anche per donnesca mano liberata di fuori. Preclarissimo testimonio resero le donne anconitane e questa valorosa signora di una grande verità, cioè, non doversi abbandonare al tutto il debole sesso agli ozî dell’ago e della spola; bensì come madri di forti, doversi anche alle paurose cure della guerra educare, non perchè le combattano, ma perchè le sappiano, ed a’ figliuoli le insegnino colla matronale continenza a non intimorirne1.



  1. Magistri Boncompagni, De obsidione Anconae S. R. I. Tom. 6. p. 926. e seg. = Nicetae Coniat. Annal. lib. 6. Hist. Byz. Scrip. T. XI.