Pagina:Storia della Lega Lombarda.djvu/351

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libro quinto 345

annunziammo al mondo con sanguinoso documento, noi esser degni di libertà, saperla comprare col sangue, poterci i forestieri ceppi inferrare i polsi, non mai quello spirito che sa combattere le battaglie di Legnano.

Fu menata una grande strage in quel dì dai Milanesi; ma quelli che in maggior numero caddero sotto il taglio delle loro spade furono i Comaschi. Costoro al primo toccar che fece l’Imperadore il loro territorio, perfidamente si staccarono dalla Lega, e poi con iscellerata inverecondia vennero co’ Tedeschi a Legnano a guerreggiare i fratelli. Ai traditori, e traditori domestici, sta sempre bene il gastigo. Tra i prigionieri che vennero condotti a Milano, che furono moltissimi, vedevasi il Duca Bertoldo di Zaringia, un nipote di Federigo, ed il fratello dell’Arcivescovo di Colonia. Il campo imperiale venne in balia de’ Collegati, che vi fecero un grasso bottino di armi, cavalli, e di tutto il tesoro, che Barbarossa aveva recato di Germania per alimentare la guerra. Ornò poi il lombardo trionfo lo scudo, lo stendardo, la croce e la lancia di Federigo1.

I Milanesi ammogliarono il tripudio della vittoria a molta continenza di spiriti. Non mutilarono i prigioni, non gli impesero alle forche, secondo il vezzo di Barbarossa. Anzi trovo nella lettera che indirizzarono ai Bolognesi, a farli consapevoli della riportata vittoria2, essere ben proceduti nella sapienza di quella unità morale, che è la vita delle repubbliche. Imperocchè narrando delle ricche spoglie tolte al nemico, così appalesano il generoso animo: «Le quali cose non le stimiamo nostre, ma bensì bramiamo, restino in comunanza del signore Papa e degl’Italiani» Infatti non fu pure pericolo di discordia per la divisione del bottino, che pure era molto a temersi. Ciascuno ebbe

  1. Sir. Raul. p. 1192. = Otto de S. Blasio Chron. c. 13 — Vita Alex. III. Card. Arag. p. 467. = Romualdi Salern. Chron. S. R. I. VI. = Trista. Calchi Hist. Patr. lib. 12. p. 278.
  2. Savioli Annal. Bologn. Mon. 225.