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60 | della lega lombarda |
quale dirò quando fu adoperata dai Lombardi in altri più generosi fatti. Quetata la guerra al di fuori, il popolo fece quello, che ebbero fatto i Valvassori contro i Magnati: si levò in armi contro tutti i nobili, e si venne a guerra cittadina. Un Lanzone nobile, perchè punto da non so quale offesa de’ suoi pari, si pose a capo de’ popolani; i quali costrinsero gli avversi a sgombrar la Città e con quelli anche l’Arcivescovo. Milano fu bloccato dai nobili per un tre anni: nei quali il popolo si resse a comune. Ma essendo venuto all’estremo per fame, Lanzone con molt’oro piegò Corrado a soccorrerlo, a patto che accogliesse in città ben quattromila Tedeschi. Ed ecco di nuovo all’annunzio di venturi stranieri, ed al timore del servaggio che minacciava la patria, abbonacciarono gli animi, si riunirono nobili e popolani, e non fu più guerra: rimanendo però negli animi l’addentellato a nuove discordie, perchè il popolo non voleva più esser cosa, ma ragionevole corpo vivente.
Come è chiaro ad ognuno, il popolo procedeva, ed assai lesto, nel conquisto della sua libertà: e se perchè solamente lontano l’Imperadore, osava tanto contro l’aristocrazia, era facile l’antivedere a che sarebbe di corto venuto, se alla lontananza si fosse aggiunta altra causa che avesse occupato l’animo imperiale. Vengo a quest’altra cagione, e fu in vero la potissima, della italiana libertà e della risorrezione de’ Comuni. Torniamo al Papato ed all’Imperio.
Il Sacerdozio, come potenza, nell’XI Secolo componevasi di questi tre elementi: del Papato, dell’Episcopato e del Monachismo. I due primi erano andati in basso con molto danno della Chiesa e della civil compagnia; il terzo tenevasi ancora in piedi. Toccammo innanzi delle abbominazioni Romane e delle desolazioni principesche, per cui il Papa aveva perduto moltissimo della moral forza, che un dì esercitò con tanto utile anche su i Barbari. Di questo fu documento terribile la corruzione dell’Episcopato, specialmente in Lombardia; cui pareva debolissimo argine la