Pagina:Storia della Lega Lombarda.djvu/69

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libro primo 63

lenza, che pativa la Chiesa, morto il Pontefice1. Questo privilegio poi non era che la deputazione a tutelare la libertà degli elettori: tuttavolta non appena capitò in man degl’Imperadori Tedeschi, che addivenne non più privilegio, ma sacrilegio di prepotenza. Gli Ottoni e gli Arrighi non solo si recarono in mano tutta le elezione dei Papi, obbligando il clero con giuramento2 a non consegrarne alcuno senza la imperiale conferma; ma si tennero meglio che Papi, deponendoli e creandone nuovi; come si farebbe di un capitano di esercito o guardiano di pecore. Gli Antipapi che prima erano comparsi creati dalle fazioni, incominciarono a comparire con certa legalità di ragioni, creati dagli onnipotenti Imperadori, fonte ed origine di ogni umana e divina ragione. E perchè la usurpazione prendesse color di giustizia, il grande Ottone confermò la donazione fatta a S. Pietro da Carlo M. rivendicò al medesimo le terre usurpate. In queste cesaree munificenze posero i Tedeschi tutta la ragione del loro sindacato su la elezione de’ Papi — Sono questi feudatari dell’Impero? dunque, stringevano, l’Imperadore deve col suo arbitrio convalidare la loro elezione ed anche investirli del Papato —

Questo negozio delle papali elezioni così preoccupato dagli Imperadori era una ferita nella più vital parte della Chiesa, dico nella sua libertà. I Papi addivenivano creature imperiali, e così si risolvevano i nervi del potere a contenere in ufficio l’Episcopato. E se i Papi si trovarono in tanto servaggio per quella benedetta offerta a S. Pietro della laicale signoria, pensi chi legge, che divenissero i Vescovi, che tenevano signorie veramente feudali. Si faceva un fascio del feudo e della chiesa, di tutto era investitore l’Imperadore; ed i Vescovi, come pastori di anime e come baroni, addivenivano donzelli imperiali. Sottratti allo spirito i

  1. Quia sancta Romana Ecclesia plurimas patitur violentias, Pontifice obeunte = Labbè Coll. Concil. tom. IX. col. 501.
  2. Baron. Annal. 961. n. 17. 18.