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Circolazione monetaria in Italia nord-occidentale: secoli XI-XII 15


Se si rammentano le anticipazioni proposte nell’introduzione si avrà chiara quale può essere la linea di lettura dei dati appena visti. Pur in assenza di dati utili per quasi tutto l’XI secolo (assenza attenuata da quanto si può evincere da una interessante carta novarese del 10541, come si vedrà nel prossimo paragrafo, e dal quadro d’insieme che si andrà formando nel corso del lavoro), l’attestazione isolata della moneta pittavina nel Vercellese della fine dell’XI secolo, subito seguita all’alba del secolo successivo da rade ma inequivocabili testimonianze della circolazione – certamente in primo luogo come standard di riferimento – di un denaro di nuova coniazione, che era il denaro nuovo pavese menzionato da tante fonti relative ai primi anni del XII secolo, possono essere interpretate come espressioni della pressante esigenza di sostituire alla più forte moneta “vecchia” in circolazione nei decenni precedenti (con tutta probabilità la moneta pavese battuta sino alla fine dell’XI secolo) una moneta dal potere liberatorio più basso, che fu dapprima il denaro pittavino e poi, non appena fu disponibile, la moneta pavese di nuova emissione2.

Al Vercellese si tornerà verso la fine di questo lavoro. Ora, ampliando la visuale, occorre disegnare un profilo accurato della circolazione monetaria nei territori che contornano la diocesi di Vercelli, procedendo con qualche approssimazione in senso orario. Inizierò da Novara e proseguirò, con un itinerario un po’ irregolare, con Asti, quindi con la parte settentrionale della diocesi medievale di Torino (prendendo in esame il Pinerolese, Torino, l’area nelle sue immediate vicinanze e la valle di Susa), poi con Ivrea e Biella, per chiudere quindi il cerchio tornando al Vercellese.


3. La moneta a Novara e territorio novarese tra XI e XII secolo

A differenza di quanto si è appena visto a proposito di Vercelli, la documentazione novarese dell’XI secolo è assai ricca e varia. Basti pensare che non si dispone soltanto dei fondi della cattedrale di Santa Maria, che comprendono anche le interessanti carte dell’antico monastero di San Lorenzo, e dell’altra canonica cittadina, San Gaudenzio, il cui archivio è assai più povero del primo, ma anche delle carte di una pieve rurale sita nella zona settentrionale della diocesi, San Lorenzo di Gozzano, e delle carte della canonica di San Giulio sul lago d’Orta3. L’indagine può iniziare con due carte del 10144,

  1. Cfr. oltre, testo relativo alla nota 66.
  2. Vale a dire la nova moneta brunitorum pavese, che Caffaro scrive iniziò a circolare a Genova nel 1102 (Annali genovesi cit., I, p. 13). È interessante notare qui una circostanza che in genere gli interpreti omettono: al momento della divisione del bottino successiva alla presa e al saccheggio di Cesarea di Palestina (maggio 1101), a ciascuno degli ottomila uomini dell’esercito genovese vennero distribuiti quarantotto soldi computati in moneta pittavina. A questo passo tiene subito dietro quello relativo all’inizio della coniazione della nova moneta brunitorum. Si veda tuttavia M. Matzke, Die sieben Kreuzfahrermünzen und das Papstum, in «Schweizer Münzblätter», 44 (1994), pp. 13-19.
  3. Cfr., innanzi tutto, Italia pontificia, congessit P.F. Kehr, VI/II, Berolini 1914, pp. 55 sgg. Si vedano anche gli studi di Giancarlo Andenna sul sistema pievano della diocesi novarese, tra i quali cito

Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it>