Pagina:Storia della circolazione monetaria secolo XI-XII.djvu/2

Da Wikisource.

Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011)
<http://rivista.retimedievali.it>
ISSN 1593 2214 © 2011 Firenze University Press




Per la storia della circolazione monetaria nell’Italia nord occidentale tra l’XI e la prima metà del XII secolo. La testimonianza delle fonti documentarie


di Antonio Oliveri


La tavola delle abbreviazioni e la carta dei luoghi citati nel testo si trovano in calce all’articolo.


1. Introduzione

Tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo le tensioni che avevano percorso per decenni l’economia dell’Italia centro settentrionale giunsero a un punto critico. La moneta, che del processo economico era componente secondaria ma che è documentata meglio di altre, entrò in una nuova fase di mutamenti. I notai, alle prese con le pressioni di una società in fase espansiva che chiedeva l’adeguamento del loro strumentario professionale, non furono sordi alle novità che incalzavano sul fronte monetario. Questa loro sensibilità non era, del resto, una novità: redattori delle cartule e dei brevia che costituiscono le fonti principali di questo contributo, essi operavano nel solco di una tradizione da sempre attenta alle sottigliezze delle transazioni finanziarie e alle connesse esigenze di rappresentazione documentaria1. Proprio l’osservazione dei loro comportamenti redazionali, nel campo specifico delle espressioni formulari relative alle definizioni monetarie, consente di riflettere sul senso delle costanti e delle variazioni che emergono con speciale evidenza all’occhio di un diplomatista abituato all’esame della materialità lin-

  1. Si veda, per esempio, F. Bougard, La justice dans le royaume d’Italie de la fin du VIIIe siècle au début du XIe siècle, Rome 1995 (Bibliothèque des Écoles Françaises d’Athènes et de Rome, 291), pp. 323 sgg. Ricordo subito che nel periodo e nell’area che interessano questo studio (ma più in generale in tutta l’Europa carolingia e postcarolingia) l’unica moneta effettivamente coniata fu il denaro d’argento (insieme con una sua frazione, l’obolo, la cui produzione da parte delle zecche italiane è stata revocata in dubbio) al quale nella documentazione scritta si affiancano come suoi multipli delle pure unità di conto non coniate, vale a dire il soldo (in ragione di dodici denari per soldo) e la lira (in ragione di venti soldi per lira o duecentoquaranta denari): si veda, tra gli altri, L. Travaini, Monete e storia nell’Italia medievale, Roma 2007, pp. 40 sgg., 94 sg., 209 sgg.

Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it>