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28 Antonio Olivieri

in un contesto di circolazione simultanea di specie monetarie concorrenti, si opta per una moneta di valore intrinseco più elevato a spese di una moneta deprezzata. Prima di procedere va ancora aggiunta una nota relativa a un contrasto caratteristico tra le fonti, che si vedrà ripresentarsi più avanti: mentre Caffaro definisce la nuova moneta pavese coniata al principio del XII secolo come moneta bruna («nova moneta brunitorum») il documento astigiano dell’agosto 1138 sopra citato si riferisce alla stessa moneta come a «denarios albos mediane monete», «albos» probabilmente rispetto ai «minores brunitos» della coniazione del 1115.

Quella del 1138 appena citata è l’ultima testimonianza della moneta mediana. Per gli anni successivi non si sono conservate carte notarili utili: occorre attendere sino al 1143 – due anni dopo il celebre diploma con cui l’imperatore Corrado III aveva autorizzato i cittadini astigiani a battere moneta1 – per vedere i canonici della cattedrale di Santa Maria acquistare un bene fondiario per una somma di denaro espressa in moneta astigiana2. Moneta che, a giudicare dalle scarse fonti di cui si dispone, sembrerebbe aver conquistato il mercato monetario locale subito e in modo esclusivo: a partire dalla vendita del 1143 non è documentata altra moneta sia in città sia nel contado, dove dal quinto decennio del secolo le comunità e i signori rurali che il comune di Asti andava coordinando intorno a sé si videro imporre censi e tasse in moneta d’Asti3.


5. Il Piemonte occidentale: Torino, Ivrea, Biella dagli ultimi decenni dell’XI alla metà del XII secolo

Al principio di questo contributo si è visto che a Vercelli e nel Vercellese, dopo una isolata attestazione di un pagamento in moneta Pictaviensis in una vendita rogata in Caresana nell’anno 10954, al principio del secolo XII prese a circolare e a funzionare da standard di riferimento una moneta nuova che, come si diceva e si vedrà meglio più avanti, era di conio pavese. Nello stesso periodo nel Novarese dominano in sequenza due diverse denominazioni di moneta emessa dalla zecca milanese, mentre nel terzo decennio del XII secolo, dopo un lungo silenzio delle fonti, è documentata nell’Astigiano la diffusione di una emissione pavese mediana tra quella più forte cessata alla fine

  1. Die Urkunden Konrads III. und seines Sohnes Heinrich, bearbeitet von F. Hausmann, Wien Köln-Graz 1969 (Monumenta Germaniae Historica, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, IX), pp. 104-106, docc. 59 e 60. Cfr. Haverkamp, Herrschaftsformen der Frühstaufer cit., pp. 564 sg.
  2. BSSS 37, pp. 14 sg., doc. 13. Sulla moneta astigiana alcune interessanti annotazioni, con indicazione della bibliografia pregressa, in Matzke, La monetazione in Monferrato cit., pp. 45–47.
  3. Codex Astensis, II, pp. 123–125, doc. 57; pp. 175 sg., doc. 129; pp. 120 sg., doc. 54; Codex Astensis, III, pp. 834 sg., doc. 755. BSSS 26, p. 26, doc. 177; BSSS 37, pp. 15 sg., doc. 14. Per ulteriori informazioni Haverkamp, Herrschaftsformen der Frühstaufer cit., nota 32 a p. 565, p. 578.
  4. Cfr. sopra, testo corrispondente alla nota 33.

Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it>