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34 Antonio Olivieri

meglio nelle considerazioni finali, la moneta dei conti di Savoia finì probabilmente per imporsi per ragioni di ordine politico1.

In ogni caso il primo documento ad attestare una circolazione della moneta sabauda nel Torinese è del marzo 1141: per una pezza di terra venne pagata allora una somma computata in trentasei soldi di buoni denari d’argento segusini2. La stabilizzazione come moneta di riferimento esclusivo del numerario di nuovo tipo nei documenti fu, da quel momento, incontrastata: in una vendita rogata in Chieri, sulla collina a est di Torino, nel maggio del 1143 il prezzo venne ancora espresso in moneta pittavina3; in tutto il resto della documentazione disponibile i valori monetari sono espressi in moneta coniata nella zecca di Susa4.

Ora, per completare il quadro della circolazione monetaria del Piemonte nord-occidentale, occorre interrogare i superstiti documenti relativi a Biella. I risultati di questa nuova indagine, pur sostenuta da una base documentaria assai povera, sono del più grande interesse se visti nel quadro dei dati disponibili per i territori contermini.

Dopo l’attestazione del pagamento di un ammontare fissato in moneta pittavina nel 11015, la prima carta utile appartenente alle collezioni biellesi riguarda in realtà un bene in Santhià. Il documento, del giugno 1114, venne però rogato a Gaglianico, villaggio poco a sud di Biella6. Si trattò della vendita di una terra «cum muras super abente» che Ufficia e suo figlio Otto fecero in favore di un Adam per ventinove buoni denari di conio milanese. La circo lazione di denaro milanese nel territorio che fa capo a Biella nel secondo decennio del XII secolo è confermata da una sola altra carta7, cui segue una

  1. Haverkamp, Herrschaftsformen der Frühstaufer cit., p. 587. Un esemplare della conferma del marzo 1147 del conte Amedeo III di Savoia e di suo figlio Uberto al monastero di San Giusto di Susa della dotazione fatta all’atto della fondazione del monastero da parte di Olderico Manfredi, sua moglie Berta e suo fratello Alrico vescovo di Asti (cfr. C. Cipolla, Le più antiche carte del monastero di S. Giusto di Susa (1029-1212), in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano», 18 [1896], pp. 68-75, doc. 1 del luglio 1029) reca in calce una dichiarazione di Amedeo di avere ricevuto dall’abate «de bonis iamdicte ecclesie» undicimila soldi segusini come finanziamento della crociata alla quale si accingeva a partecipare: Archivio di Stato di Torino, Corte, Materie ecclesiastiche, Abbazie, Susa San Giusto, mazzo 2/2, n. 4. Cfr. Previté Orton, The Early History cit., pp. 309 sg. Per il rilievo che nella storia monetaria del tardo XI e XII secolo ha il finanziamento da parte degli enti ecclesiastici delle imprese di grandi signori territoriali si veda, oltre a Spufford, Money and its use cit., pp. 98 sg. che pone in in particolare rilievo proprio il finanziamento delle crociate, H. van Werveke, Monnaie, lingots ou marchandises? Les instruments d’échange aux XIe et XIIe siècles, in «Annales d’histoire économique et sociale», 4 (1932), pp. 452-468.
  2. BSSS 68, p. 4 sg., doc. 6 (15 marzo 1141, «in Marconada»).
  3. Cfr. sopra, nota 114.
  4. BSSS 68, pp. 5 sg., doc. 7; BSSS 65, pp. 11 sgg., docc. 13-19; BSSS 106, pp. 38 sg., doc. 20; BSSS 86, pp. 45 sgg., docc. 30, 37, 38; BSSS 44, pp. 55 sgg., docc. 33-36; BSSS 68, pp. 6 sg., doc. 8.
  5. Ch. II, col. 189 sg., doc. 148.
  6. BSSS 103, pp. 6 sg., doc. 4 («in loco Galganeto», lettura da correggere in «Galganeco»).
  7. BSSS 103, pp. 8 sg., doc. 5 (1° aprile 1115, «in loco de Bugella»): il chierico Sienfredo e Alberada e il figlio di quest’ultima vendono a Gisulfo figlio del chierico Lanfranco un campo nel territorio del villaggio di Chiavazza al prezzo di quattro soldi di conio milanese, con il patto che si paghi a Sienfredo un denaro finché vivrà, da pagare poi, dopo la sua morte al monastero di Santo Stefano di Vercelli.

Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it>