Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/200

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quì le deboli, e vacillanti ginocchia, e l’incerto passo, che dà ai Ghiottoni l’aria di continui ubbriachi; di quì la ributtante gonfiezza del colpo, e le grosse pancie, che inghiottiscono più di quello, che possono digerire; di quì finalmente è provenuto il dilavato, e giallo color del volto, e le mani, e le dita rattrappite dalla gotta, o prive affatto di sensibilità. A ciò si aggiungono ancora le frequenti vertigini, i dolori di capo, le più violenti infiammazioni d’occhi, e di orecchie, le ulceri più stomachevoli in tutte quelle parti, di cui si fa abuso contra le mire della Natura, ed un’innumerevole moltitudine di calde, e lunghe febbri, e d’altre malattie, delle quali erano liberi gli antenati, che si servivano da lor medesimi, e regolar sapevano il proprio individuo1. Il vecchio Plinio nomina molte altre schifose malattie , e tra queste l’elefanziasi, che vennero tutte in Roma, e nel rimanente dell’Italia2 verso la fine della Repubblica, e sotto i primi Imperatori, o prorompe quindi

  1. Paragonisi con ciò il seguente passo dell’Ep. 122. Aves quae conviviis praeparantur ut immotae facile pinguescant in obscuro continentur, ita sine ulla exercitatione jacentibus tomor pigrum corpus invadit, et super membra iners sagina succrescit. Ita istorum corpora qui se tenebris dicaverunt, foeda visuntur. Quippe non speciosior illis, quam morbo pallentibus color est: languidi, et evanidi albent, et in vivis caro morticina est.
  2. Lib. 26. c. 1.