Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/294

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come altrettante Divinità. Bullanger; de conviviis veterum.

(6) Rapporto alle suciderie, e bizzarie, che Commodo praticava ne’ suoi conviti, riporterò qui tutto intero il passo di Lampridio già citato dal Sig. Meiners. Dicitur Commodum, scrisse il suddetto Istorico nella di Lui vita, sæpe pretiosissimis cibis humana stercora miscuisse, nec abstinuisse gustu aliis, ut putabat, irrisis. Duos gibbos retortos in lance argentea sibi sinapi perfusos exhibuit, eosdemque statim promovit ac ditavit.

(7) Mi è ignoto da che sia. provenuta la favola ndella Fenice, qualora non ne abbia somministrato l’argomento l’idea, che una volta avevasi della metempsicosi, mentre Erodoto, Plinie, Tacito, e segnatamente Claudiano nel suo Idilio intitolato Phænix nulla ci dicono su tal proposito. Il celebre Sig. Professor Targioni però in una sua dottissima disertazione sopra alcune piante particolari rammentate dagli antichi Scrittori spiega con molta probabilità il suo sentimento rapporto all’origine di questa favola supponendo, che la medesima possa essere derivata dall’albero musa chiamato ancora fico d’Adamo; Esso in fatti ha la proprietà di perire, e di seccarsi interamente ogni anno dopo aver prodotto il suo frutto, e quindi di risorgere dalle sue ceneri, e comparire più bello di prima alla