Pagina:Storia della geografia (Luigi Hugues) - 2.djvu/121

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gazione non è come i nostri canali d’Europa, il Canal du Midi quello del Göta, una trincea da versante a versante, che sale per gradini successivi e ridiscende nello stesso modo; è invece una serie di letti fluviali abbandonati, di laghi di paludi riuniti gli uni agli altri mediante tagli di poca importanza. Kublai Khan non ebbe che da riunire fiume a fiume, stagno a stagno per farne un corso navigabile, il Jun-ho o Fiume dei Trasporti. Del resto, molto prima di quel tempo, i battellieri trasportavano le loro derrate dalla regione dell’Jangtse a quella del Pei-ho, ma dovevano scaricare le barche in molti punti e continuare penosamente il trasporto a piedi sopra le conche. Secondo le alternative delle piene e delle magre, la via doveva essere spostata: l’itinerario tra il Jangtse e la Cina settentrionale non era mai esattamente lo stesso. Ma, quantunque il canale fosse, già per se stesso, indicato da laghi e da rami fluviali, e fosse stato più o meno utilizzato in ogni tempo, il lavoro speso per la manutenzione di questa via navigabile non è però meno prodigioso....»1.

A favorire il commercio tra paese e paese concorrevano, insieme coi canali e coi fiumi navigabili, le numerose strade maestre e secondarie, le quali, partendo da Cambalu, conducevano alle diverse provincie. Di questo importante servizio parla lungamente Marco Polo nel Capitolo XX del Libro 2°, dal quale togliamo le cose che seguono: «Uscendo dalla città di Cambalu, vi sono molte strade e vie per le quali si va a diverse provincie; e in ciascuna strada, dico di quelle che son le più principali e maestre, sempre in capo di venticinque miglia, o trenta, e più meno, secondo le distanze delle città, si trovano alloggiamenti, che nella loro lingua si chiaman Jamb, che nella nostra vuol dire poste, dove sono palazzi grandi e belli.... Quivi sono di continuo apparecchiati quattrocento cavalli, acciocchè tutti li nunzi ed ambasciatori che vanno per le faccende del Gran Can possano smontare quivi, e lasciati i cavalli stracchi pigliarne dei freschi. Ne’ luoghi veramente fuor di strada e montuosi, dove

  1. Reclus, Géographie universelle, vol. VII.