Pagina:Storia della geografia (Luigi Hugues) - 2.djvu/129

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vanno volentieri con le loro mercanzie, perchè riportano gran guadagno».

Già nell’ultimo capitolo (LXXVII) del Libro secondo Marco Polo accenna la divisione dell’India in tre parti: maggiore, minore e mezzana, alla quale divisione egli ritorna poi nel capitolo che precede la descrizione dell’India mezzana od Abascia, notando che l’India maggiore incomincia da Mabar e si estende sino al regno di Chesmacoran; e che l’India minore è compresa tra Ziambi (Ciamba) e il regno di Murfili. La prima di queste regioni corrisponde adunque approssimativamente all’Indocina od India posteriore; la seconda all’India propriamente detta od India anteriore. Giustamente osserva poi il cardinale Zurla1 che forse il Polo estese il nome di India anche alla parte dell’Africa che noi chiamiamo Abissinia; perchè quello di Etiopia si adoperava dagli antichi non solo per l’Africa, ma eziandio per l’India.

Nel capitolo che tratta di Magastar (Madagascar) mi pare specialmente degno di nota quanto scrive Marco Polo delle molte isole che si trovano verso mezzodì, alle quali però non si naviga «perchè il mare corre con grandissima velocità verso mezzodì, di sorte che non potriano ritornare più a dietro, e le navi che vanno da Malabar a quest’isola (di Magastar) fanno il viaggio in venti, ovvero venticinque giorni. Ma nel ritorno penano da tre mesi, tanta è la correntìa delle acque che di continuo caricano verso mezzogiorno». Nelle quali parole sono chiaramente espresse due cose: cioè la grande corrente equatoriale dell’Oceano Indiano, dalla quale, verso le coste africane, si distacca il ramo importante, detto Corrente di Mozambico che, sviluppandosi verso il sud-sud-ovest, si spinge sino all’estremità meridionale del continente, ove si incontra colla corrente polare antartica; in secondo luogo la grande estensione del medesimo Oceano Indiano nella direzione del mezzodì, con che veniva ad essere distrutta l’opinione di quei geografi che, seguaci di To-

  1. Di Marco Polo e di altri viaggiatori veneziani, vol. I, pag. 202.