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lume. Per ora ci conviene far ritorno alle terre asiatiche, e dire alcuna cosa della scrittura del fiorentino Balducci Pegolotti intorno al viaggio dal mare d’Azov alla Cina, e dei grandi viaggiatori veneziani Nicolò de’ Conti e Giosafatte Barbaro.
46. Balducci Pegolotti. — Grande e nobile testimonio dei viaggi degli Italiani nei tempi che stiamo esaminando è il Trattato della mercatura di questo fiorentino, compilato nell’anno 1335 e pubblicato dal Pagnini nella sua opera sulla Decima. Fra le altre cose il Pegolotti discorre dell’itinerario dalla Tana al Cataio, delle monete, delle vetture e delle provvigioni occorrenti per tale viaggio, aperto e sicuro, come egli dice, per tutti i Franchi, e che compievasi in meno di un anno, nel modo che segue.
Dalla Tana a Gintarchan (Astrachan) si contano 25 giornate di carro tratto da buoi, 10 o 12 giornate se si fa uso di cavalli. Lungo la strada si incontrano molti Moccoli (Mongoli) armati. Da Gintarchan si discende il fiume, e si giunge a Sarai, capitale dell’impero occidentale dei Mongoli, in un solo giorno di navigazione. Da Sarai due strade conducono ad Oltrarre (Otrar sul Syrdaria); l’una, che pare essere quella che si tiene nella state, è la più diretta, e passa al nord del lago di Aral; l’altra, frequentata nell’inverno, attraversa l’istmo che divide questo lago dal Caspio, e conduce ad Organzi (Urghendsch) sull’Oxus inferiore, poco lungi dalla odierna Chiva. E qui noto di passaggio che questo secondo itinerario dimostra l’esistenza isolata del bacino aralico ad oriente del Mar Caspio[1]. Da Oltrarre si giunge in 45 giorni, con asini carichi, ad Armalecco che il principe Haitho chiama Almalig e indica come una residenza dei principi Mongoli: questo luogo corrisponde, come già si è detto, alla odierna Kulgia sull’Ili. Da Armalecco la strada percorre la regione, relativamente depressa, compresa tra l’Altai e i Monti Celesti, e conduce, in 70 giorni, a Camexu. Questo luogo è da alcuni
- ↑ Sopra questo argomento veggasi Hugues, Il lago di Aral, pag. 31 e seg.