Pagina:Storia della geografia (Luigi Hugues) - 2.djvu/160

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alcun valore, tuttavia mi pare non inutile accennare qua e là parecchie notizie che non mancano di qualche interesse.

Il Nilo, dice Mandeville, incomincia a crescere quando il Sole entra nel segno del Cancro, raggiunge la sua massima altezza quando il Sole è nel segno della Vergine, e scorre nel suo letto abituale quando il Sole è nella Bilancia. Nel che il viaggiatore inglese poco si allontana da quanto si legge in parecchi luoghi dell’opera di Plinio.

Il gran fiume africano viene, secondo il Mandeville, dal Paradiso terrestre, attraversa i deserti dell’India, e quindi scorre per lungo tratto sotto terra. Risorge ai piedi di un’alta montagna detta Alothe; attraversa l’Etiopia, la Mauretania e l’Egitto in tutta la loro lunghezza, e si getta quindi in mare presso Alessandria. Alcuni autori identificano il monte Alothe del viaggiatore inglese coi Monti della Luna di Tolomeo: meglio fondata pare tuttavia l’opinione di quelli che pongono il monte Alothe nell’Atlante, a ciò indotti da un passo della Imago Mundi di Onorio di Autun (scrittore del secolo XII), in cui è detto: «Geon qui et Nilus iuxta montem Athlantem surgens, mox a terra absorbetur, per quam occulto meatu currens, in littore rubri maris denuo funditur, Aethiopiam circumiens per Aegyptum labitur, in septem ostia divisus, magnum mare iuxta Alexandriam ingreditur»1.

Il Mar Morto, detto altrimenti mare Asfaltite e mare del Diavolo, produce molto allume ed alkatran, vocabolo arabo che significa pece. Esso divide la Giudea dall’Arabia, e sulla riva arabica si innalza la montagna dei Moabiti, detta Karna sulla quale il falso profeta Balaam maledisse, per ordine di Balac re dei Moabiti, al popolo d’Israele.

n Giordano divide la Galilea dall’Idumea, ed è formato dalla unione di due fiumi, Jor e Dan che hanno le loro sorgenti nel Libano: esso attraversa il lago Maron (Merom), e quindi scorre sotto terra inferiormente ad una grande pianura detta

  1. Si paragoni questa descrizione del Nilo in Onorio di Autun con quella che leggesi in Plinio, libro V, 52, e nella Parte prima, pag. 78.