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gli arcipelaghi settentrionali e le costiere scandinave e groenlandesi, tanto da non poter essere vinta in valore se non dalle carte di questo nostro secolo1.

52. Piero Quirini. — Del viaggio di Piero Quirino o Quirini, veneziano, il quale, navigando verso la Fiandra nell’anno 1431, colto da fiera procella, naufragò sulle coste occidentali della Norvegia, si hanno due relazioni, l’una scritta da lui stesso, l’altra dai suoi compagni Cristoforo Fioravante e Nicolò di Michiel; amendue pubblicate nel secondo volume della grande Raccolta di Giovan Battista Ramusio.

Dice il Quirini che lo scoglio dove egli ed i suoi compagni sbarcarono era distante «in ver ponente dal Capo di Norvegia da miglia 70». Ora, siccome il Capo Nord nella Scandinavia trovasi all’incirca sotto la latitudine di 71°, lo Zurla ne conchiude che l’estremo limite della loro navigazione verso tramontana doveva essere fissato alquanto al sud-ovest dove sono parecchie isolette con altre maggiori, cioè a dire circa il 70° parallelo2. In appoggio di questa conclusione, l’eruditissimo prelato accenna quanto il Quirini stesso dice della lunga durata del giorno continuo sotto quelle alte latitudini: «Tre mesi dell’anno, cioè giugno luglio ed agosto, sempre è giorno, nè mai tramonta il sole, e ne’ mesi opposti sempre è quasi notte, e sempre hanno la luminaria della luna». Ma nella seconda relazione, dettata dai compagni del Quirini, si dice che la notte dura dal 20 novembre al 20 febbraio e dal 20 maggio al 20 agosto sempre si vede o tutto il sole, o i suoi raggi non mancano. Ora l’affermazione del Quirini è evidentemente erronea, essendo assolutamente impossibile che il sole, il quale incomincia ad essere sempre visibile al 1° di giugno, cioè 21 giorni prima del solstizio d’estate, rimanga ancora sull’orizzonte per 70 giorni dopo lo stesso solstizio. Conviene adunque ammettere che il viaggiatore veneziano sia caduto in errore, e che invece di

  1. Marinelli, Venezia nella storia della geografia, pag. 30.
  2. Zurla, Di Marco Polo e di altri viaggiatori veneziani, vol. II, pag. 269.