Pagina:Storia della geografia (Luigi Hugues) - 2.djvu/178

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unam Ethiopie nomine Menam, capti fuerunt et detempti ab illis de civitate, qui sunt Christiani de Ethiopia submissi Presbitero Johanni. Civitas ista est ad marinam prope flumen Sion (Gihon, cioè il Senegal). Predicti fuerunt taliter detempti, quod nemo illoram a partibus illis unquam redidit».

Brevi cenni della medesima spedizione ci lasciarono pure Pietro di Abano (sec. XIII), Agostino Giustiniano (anno 1537) e Uberto Folieta (anno 1528), i quali ripetono, a un di presso, quanto già ne aveva riferito Jacopo D’Oria.

Restava a conoscere se alcuno si fosse mai avventurato alla ricerca degli arditi ed infelici navigatori, ed ecco rispondere in modo affermativo l’autore anonimo (un monaco francescano spagnuolo) di un piccolo trattato geografico, scritto nella prima metà del secolo XIV, il quale dice, che trovandosi nella città di Graçiona (nell’Africa interna a mezzodì del Senegal), seppe che erano stati colà condotti i genovesi della galea giunta ad Amenuam (Menam della relazione di Usodimare), mentre dell’altra più nulla si era saputo. Procedendo poi sino a Magdasor nella Nubia, ebbe notizia di un genovese per nome Serleone, il quale, messosi sulle traccie di suo padre, membro di quella spedizione, voleva giungere al paese di Graçiona per vedere se gli fosse dato di raggiungere il suo pietoso intento, ma che il Signore di Magdasor vi si era opposto a cagione della strada molto incerta e pericolosa.

Nel racconto di questa spedizione l’anonimo spagnuolo si accorda, riguardo alla sostanza, coll’Itinerario dell’Usodimare, la cui narrazione è universalmente ricevuta per vera. In secondo luogo il racconto è confermato nuovamente dallo stesso Usodimare in una sua lettera del 12 dicembre 1455, colle seguenti parole:

«Reperui ibidem unum de natione nostra ex illis galeis credo Vivalde, qui se amiserit sunt anni 170 (leggi: 164), qui mihi dìxit et sic me affirmat ipse secretarius non restabat ex ipso semine salvo ipso». In terzo luogo, se si trattasse di uno scritto apocrifo, sarebbero mancati al falsario spagnuolo gli elementi per attribuire al figliuolo di uno dei fratelli Vivaldi il nome che realmente gli risulta dalle carte genovesi. Dalle quali