Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/357

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un dotto Filosofo. Confesso nondimeno, che grande difficoltà si muove a questa opinione dalle lodi, di cui Nigidio è stato onorato da Cicerone, uomo certamente difficile ad ingannarsi in ciò che è sapere, e della Astrologia Giudiciaria saggio disprezzatore. E quindi ci convien confessare, che troppo è oscuro ciò, che appartiene a Nigidio, perché di lui e della sua dottrina si possa parlare sicuramente. Intorno a lui si può ancora vedere l’estratto di una Dissertazione di M. de Burigny, che ne ha diligentemente raccolte le migliori notizie69 .

XX. L’essersi a questo luogo per la prima volta da me mentovata l’Astrologia Giudiciaria mi

dà occasione di esaminar qui brevemente, qual origine e qual successo avesse ella presso i Romani. Io non ne trovo indicio in Roma fino all’anno 614. Perciocché Valerio Massimo narra70, che in quest’anno il Pretore C. Cornelio Ispalo comandò, che entro dieci giorni i Caldei partisser di Roma, uomini, soggiugne questo scrittore, i quali coll’ingannevole osservazion delle stelle avvolgevano entro una lucrosa caligine le lor menzogne. Convien dire adunque, che verso quel tempo alcuni o veramente Caldei, o così chiamati, perché ad imitazion di que’ popoli consultavan le stelle, cominciassero ad introdursi in Roma, e ad esercitarvi la loro arte. Ma non pare, che questo Editto, con cui furono gli Astrologi cacciati da Roma, fosse lungo tempo in vigore. Il Freinshemio racconta71, che quando il Console Gneo Ottavio fu crudelmente ucciso per ordine del suo Collega Cinna l’anno 666, se gli trovarono in seno alcune tavolette di segni celesti, quali appunto usavansi da’ Caldei, indicio dello studio, ch’ei faceva di quest’arte. Egli cita per testimonio di ciò Diodoro Siculo; Ma io non vi ho potuta trovare tal cosa. Certo è però, che a’ tempi di Cicerone molti Caldei erano in Roma. Quam multa ego, dic’egli72 , Pompejo, quam multa Crasso, quam multa huic ipsi Cæsari a Chaldæis dicta memini, neminem eorum nisi senectute, nisi domi, nisi cum claritate esse moriturum! E poco prima nomina un certo L. Taruzio Fermano, di cui dice, che in