Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/363

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ancora prese dagli altrui libri. Ma ancorché ciò fosse vero, non si potrà certo negare, che questo studio non fosse da lui diligentemente coltivato. Or questa scienza Astronomica fece, che Cesare conoscesse, in qual disordine fosse allora il regolamento dell’anno. Romolo e Numa avean prescritte su questo articolo quelle leggi, che allor si crederono opportune. Ma né esse bastavano, perché i tempi dell’anno fossero, come si conveniva, regolatamente distribuiti, e queste ancora da’ Pontefici, a’ quali ne era affidata l’esecuzione, non furono fedelmente osservate. Quindi al tempo di Cesare era la confusione giunta a tal segno, che le stagioni non corrispondevano punto a’ lor proprj tempi dell’anno. Egli adunque coll’opera di Sosigene104 celebre Astronomo Alessandrino, e di altri Filosofi e Matematici rinomati, fra’ quali Macrobio nomina singolarmente un Romano, detto Marco Flavio105, intraprese la riforma del Calendario. Convenne all’anno, che allor correva, che era il 708 di Roma, aggiugnere due mesi interi e più, cioè 67 giorni, ch’egli frappose fra il Novembre e il Dicembre106. Quindi ordinò, che l’anno fosse in avvenire composto di 365 giorni, e perché allor si credeva, che l’anno fosse composto di 365 giorni e 6 ore precisamente, volle che ogni quarto anno, in cui queste sei ore quattro volte unite insieme avrebbon formato un giorno intero, un giorno appunto si aggiugnesse, ponendolo fra i 24 e i 25 di Febbrajo. Ma i Pontefici, che non sapevan troppo d’Astronomia, non ben eseguirono i comandi di Cesare; e pel corso di 36 anni aggiunsero il giorno intercalare, non ogni quarto, ma ogni terzo anno; dacché ne venne, che nello spazio di que’ 36 anni, in cui nove giorni solo avrebbon dovuto interporsi, se ne interposero veramente dodici. Del quale errore avvedutosi poscia Augusto, a correggerlo, e a togliere que’ tre giorni, che fuor di legge eransi aggiunti, ordinò che per lo spazio di dodici anni niun