Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/426

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o13 un cotal Ludio, il quale al nome sembra Romano, seppur non era Liberto; di cui dice, che al tempo d’Augusto prima di ogni altro ebbe gran fama nell’ornare le mura di capricciose pitture rappresentanti Ville e portici e selve e colli e fiumi e pesche ed altri somiglianti oggetti14. Veggonsi inoltre da lui nominati Arellio Pittor celebre poco innanzi al tempo d’Augusto, e Amulio verso l’età di Plinio medesimo15. Questi forse furon Romani, ma di famiglia plebea; se non si voglia, che Plinio contraddica apertamente a sé stesso. Ma trattine questi, non so se di altri Romani si sappia, che fosser Pittori. Ben molti Greci veggiam nominati da Plinio, che in Roma esercitaron quest’arte; e molti Romani ancora, che le più belle pitture da essi trovate nelle Città e nelle Provincie straniere portar fecero a Roma. Nel che giunsero alcuni a tale avidità, che essendosi trovate nella Città di Sparta certe assai belle pitture, per ordine degli Edili Murena e Varrone tagliate per mezzo le quadrella delle pareti, che n’erano adorne, e ben adattate in casse di legno, furono trasportate a Roma. Item Lacedæmone, dice Vitruvio16 , a quibusdam parietibus etiam picturæ excisæ interfectis lateribus inclusæ sunt in ligneis formis, & in comitium ad ornatum ædilitatis Varronis & Murenæ fuerunt allatæ; il che pure essersi fatto di altre pitture, ch’erano sulle mura di un tempio di Cerere, si afferma da Plinio17 sull’autorità di Varrone.