Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/55

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16 Storia della Letteratura Italiana.

drino1; e Cassiodoro parlando delle statue di metallo fuso, Has, dice2, primum Thusci in Italia invenisse referuntur. Ma convien parlare sinceramente. Troppo antichi sono gli esempj, che e di statue e di sculture d’ogni maniera abbiamo non solo tra gli Ebrei e tra gli Egiziani e tra altri più antichi popoli, ma tra’ Greci ancora, per potere un tal vanto attribuire agli Etruschi. Basta leggere Omero ad esserne pienamente convinto. Se però gli Etruschi non possono a ragione chiamarsi i primi inventori della scultura e dell’arte statuaria, non puossi loro a ragione negar la lode di essere in quest’arte ancora saliti a sommo onore. Egli è vero, che Quintiliano duri chiama i lavori degli Etruschi3; e il valente antiquario Winckelmann così ne dice4: L’art n’a jamais atteint chez les Etrusques ce degrè de perfection, où il fut portè par les Grecs; & dans les Ouvrages même de leur meilleur temps, il regne un goût outrè, qui les depare. Tale è pure il sentimento dell’autore del trattato De l’usage des Statues: Le stile Etrusque, dic’egli5, doit être considerè sous differens periodes, mais sous quelque periode, qu’on le considere, un y trouve toujours quelque chose de la rudesse de son origine. Altri

    altri; ma comunemente scorgonsi le figure come ombreggiate e scure, in modo però, che se ne distinguono sufficientemente l’atteggiamento, e i contorni. In un sito, dove maggiore è il terrapieno, continuandosi a scavare sonosi finora trovate sei diverse teste di peperino di grandezza superiore al naturale, pezzi di torzi, una mano, il pollice di un piede da quattro volte maggiore del naturale, una mano, che rialzasi a tutto rilievo sopra la tavola di peperino, in cui fu scolpita, e cinque frammenti d’Iscrizioni in caratteri Etruschi scritte da destra a sinistra. In altra parte poco lungi dalla stessa grotta vengo assicurato, che scoprissi anni sono un Cadavere con ornamenti e armatura di bronzo, e con clavi o liste del vestimento in oro bratteato a lavori meandrici, de’ quali ho potuto acquistare un picciolo frammento. Le lettere di tali Iscrizioni sono alte circa oncie 4 incavate nel peperino, e tinte in rosso, che rimane tuttavia ben vivo e conservato. Nella Grotta stessa vedonsi tuttora al muro due altre Iscrizioni Etrusche, l’una tinta di verde, e l’altra di rosso. Sicchè ora non più dubito, che tali Grotte fossero a uso de’ Popoli Etruschi, e che per conseguenza tali Pitture ad essi appartengano. Per quanto però posso finora congetturare, tali Grotte non furono ad uso di abitazione, ma soltanto di sepolcri già degli antichi Tarquiniesi, giacchè esistono in fatti o sotto le rupi della stessa collina, o nel circondario di circa un miglio da essa, e quindi fin quasi alle mura di Corneto medesimo. E qui senza più me le protesto di cuore ec.

  1. Stromat. L. I.
  2. Lib. VII Variar. Formul. XV.
  3. Lib. XII cap. X.
  4. Hist. de l’Art t. I chap. III sect. I.
  5. Part. III cap. II.