Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/160

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nio e le tentazioni della carne. È il mistero dell’anima così come è rappresentato nella Commedia dell’anima. L’anima che uscita pura dalle mani di Dio, dopo breve pellegrinaggio ritorna in cielo bellezza spirituale, o luce intellettuale, è Beatrice, e Beatrice è la Santa della gente colta, è la Donna platonica e innominata de’ poeti battezzata e santificata.

Nella seconda parte Beatrice è la filosofia, che riceve la sua esplicazione dottrinale nelle Canzoni e nel Convito. La poesia va a metter capo nella pura scienza, nell’esposizione scolastica di un mondo morale, dell’Etica.

La letteratura popolare va a finire nelle lettere dottrinali, e monotone di Caterina; il suo difetto ingenito è l’astrazione dell’ascetismo. La letteratura dotta va a finire nelle sottigliezze scolastiche del Convito; il suo difetto intrinseco è l’astrazione della scienza. Tutte e due hanno una malattia comune, l’astrazione, e la sua conseguenza letteraria, l’allegoria.

Ma il mondo di Dante non potea rimaner chiuso in questi limiti, o piuttosto non era questo il suo mondo naturale e geniale, conforme alle qualità del suo spirito e del suo genio, e ci sta a disagio. La sua forza non è l’ardore della ricerca e della investigazione, che è il genio degli spiriti speculativi. La scienza è per lui un domma, il cervello rimane passivo in quelle scolastiche esposizioni. Avea troppa immaginazione, perchè potesse rimaner nell’astratto, e studia più a figurarlo e colorirlo, che a discuterlo e interrogarlo. La fantasia creatrice, il vivo sentimento della realtà, le passioni ardenti del patriota disingannato e offeso, le ansietà della vita pubblica e privata, non poteano avere appagamento in quella regione astratta della scienza, che pur gli era tanto cara. Sentiva il bisogno meno di esporre che di realizzare. E volle realizzare questo regno della scienza o regno di Dio che tutti cercavano, farne un mondo vivente.