Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/235

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linconia non è se non dolce dolore, dolore raddolcito da immagini care e tenere. Richiede perciò anime raccolte che vivano in fantasia, sieno pensose, non distratte dal mondo, chiuse nella loro intimità. La malinconia è il frutto più delicato di questo mondo intimo. Come ti va al core quell’ora che incomincia i tristi lai la rondinella, presso alla mattina, e quella squilla di lontano,

Che pare il giorno pianger che si muore,

e quell’ora della sera che i naviganti partono e s’inteneriscono pensando

Lo dì che han detto a’ cari amici: Addio!

Qui Dante gitta via l’astronomia che rende spesso così aride le sue albe e le sue primavere, e rende tutte le dolcezze di una Natura malinconica. Tra le scene più intime, più penetrate di malinconia, è il suo incontro con Casella. Cominciano espansioni di affetto. Nel primo impeto corrono ad abbracciarsi. Casella dice:

Così com’io t’amai
Nel mortal corpo, così t’amo sciolta.

Dante risponde: Casella mio! E lo prega a voler canatare, come faceva in vita, che col canto gli acquietava l’anima, e ora l’anima sua è così affannata. E Casella canta una poesia di Dante, e Dante e Virgilio e le anime fanno cerchio, rapite, dimentiche del purgatorio, sgridate da Catone. Ma se Catone non perdona, perdonano le Muse. Quest’oblio del purgatorio, questa musica che ci riconduce alle care memorie della vita, la terra che scende nell’altro mondo e si impossessa delle anime, sì che obliano di essere ombre e vogliono abbracciare gli amici, e pendono dalla bocca di Casella, questo è poesia. Ci si sente qua dentro la malinconia dell’esilio, l’uomo che giovine ancora desiderava con la sua Bice e i suoi amici e le

 De Sanctis ― Lett. Ital. Vol. I 15