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di amore, con l’animo lontano da ogni cupidigia di onori e di ricchezze, questo è l’ideale della vita privata, nella quale la parte seria e prosaica è rappresentata dal mercante. È un ideale che il Boccaccio trova nella sua propria vita, quando volse le spalle alla mercatura, e si diè a’ piacevoli studii e all’amore. Descritti in morbidissime ottave i voluttuosi ardori di Troilo e Griseida, il poeta, calda ancora l’immaginazione, così prorompe:
Deh! pensin qui gli dolorosi avari,
Che biasiman chi è innamorato,
E chi, come fan essi, a far denari
In alcun modo non si è tutto dato,
E guardin se tenendoli ben cari
Tanto piacer fu mai a lor prestato,
Quanto ne presta amore in un sol punto
A cui egli è con ventura congiunto.
Ei diranno di sì, ma mentiranno;
E questo amor dolorosa pazzia
Con risa e con ischerni chiameranno
Senza veder che sola un’ora fia
Quella che sè e i danari perderanno,
Senza aver gioia saputo che sia
Nella lor vita: Iddio gli faccia tristi,
Ed agli amanti doni i loro acquisti.
Ottave sconnesse e saltellanti, assai inferiori alle bellissime che precedono; il poeta sa meglio descrivere che ragionare; pure ci senti per entro un po’ di calore, e la conclusione è felicissima; è un modo subito e vivace di immaginazione come di rado gl’incontra.
Sotto aspetto epico questo racconto è una vera novella con tutte le situazioni divenute il luogo comune delle storie d’amore, i primi ardenti desiri, l’intramessa di un amico pietoso, e le ritrosie della donna, le raffinate voluttà del godimento, la separazione degli amanti, le promesse e i giuramenti e gli svenimenti della donna,