Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/324

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forme è un diverso contenuto che mal vi si adagia. La donna in nome è ancora un’angioletta, ma che angiolo! Ella sta non raccolta e modesta nella sua ingenuità infantile, come Bice; o nella sua casta dignità, come Laura; ma all’ombra di mille arbori fronzuti, in abito leggiadro e gentilesco tende lacci con gli occhi vaghi e col cianciar donnesco. Hai la donna vezzosa e civettuola della vita comune, ed un amante distratto, che ora esala sospiri profani in forme platoniche e tradizionali, ora pianta lì la sua angioletta, e si sfoga contro i suoi avversarii, e ragiona della morte e della fortuna, o inveisce contro le donne:

Elle donne non son, ma doglia altrui,
Senza pietà, senza fè, senz’amore,
Liete del mal di chi più lor credette.

Perchè meglio si comprenda questa disarmonia tra forme convenzionali e un contenuto nuovo, guardiamo questo sonetto:

Sulla poppa sedea d’una barchetta,
Che il mar segando presta era tirata,
La donna mia con altre accompagnata,
Cantando or una, or altra canzonetta.
Or questo lito ed or quest’isoletta,
Ed ora questa ed or quella brigata
Di donne visitando, era mirata
Qual discesa dal ciel nuova angioletta.
Io che seguendo lei vedeva farsi
Da tutte parti incontro a rimirarla
Gente, vedea come miracol novo:
Ogni spirito mio in me destarsi
Sentiva, e con Amor di commendarla
Vago non vedea mai il ben ch’io provo.

Il sonetto comincia bene, in forma disinvolta e fresca, ancorachè per la parte tecnica un po’ trascurata. In quelle giovanette che cantano a mare, e vanno a visitare le