Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/339

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prima forma nella quale si manifesta questa nuova generazione, fiacca e stanca, pur colta ed erudita, che chiama barbara la generazione passata, e celebra i nuovi tempi della coltura e dell’umanità, invocando Venere e Amore.

Specchio di questa società nelle sue fluttuazioni, nelle sue imitazioni, nelle sue tendenze, è il Boccaccio. I suoi tentennamenti e le sue dissonanze provengono dalla coesistenza nel suo spirito d’elementi vecchi e nuovi, vivi e morti, mescolati. Un doppio involucro, mistico e mitologico, circonda come una nebbia questo mondo della natura.

Fra questi tentennamenti si andò formando il Decamerone. Il Boccaccio lascia qui cavalleria, mitologia, allegoria, e tutto il suo mondo classico, tutte le sue reminiscenze dantesche, e si chiude nella sua società, e ci vive e ci gode, perchè ivi trova sè stesso, perchè vive anche lui di quella vita comune. Par così facile attingere la società in questa forma diretta e immediata, pur si vede quanto laboriosa gestazione è necessaria, perchè esca alla luce il mondo del tuo spirito.

Quel mondo esisteva prima del Decamerone. In Italia abbondavano romanzi e novelle e canzoni latine, canti licenziosi. Le donne, come abbiam visto, leggevano secretamente tra loro questi libri profani, e i novellatori intrattenevano le liete brigate con racconti piacevoli e licenziosi. Il fondo comune de’ romanzi erano le avventure de’ cavalieri della Tavola rotonda e di Carlomagno. Nell’Amorosa visione il Boccaccio cita un gran numero di questi eroi ed eroine, Artù, Lancillotto, Galeotto, Isotta la bionda, Chedino, Palamides, Lionello, Tristano, Orlando, Uliviero, Rinaldo, Guttifrè, Roberto Guiscardo, Federico Barbarossa, Federico II. Egli medesimo scrisse romanzi per far piacere alle donne, e rifatto il romanzo di Florio e Biancofiore, cercò un teatro più conforme ai