Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/355

Da Wikisource.

― 345 ―

di questa società, così com’è, nella sua ignoranza e nella sua malizia messa al cospetto di una società intelligente, che sta lì a bella posta per applaudire e batter le mani. Il motivo comico non esce dal mondo morale, ma dal mondo intellettuale. Sono uomini colti che ridono alle spalle degli uomini incolti che sono i più. Perciò il carattere dominante che rallegra la scena è una certa semplicità di spirito di nature inculte, messe in risalto quando si trova a contatto con la furberia: ciò che costituisce il fondo del carattere sciocco. Con la millanteria è congiunta spesso la credulità, la vanità, la malinconia, la volgarità de’ desiderii. La furberia dà il rilievo a questo carattere, sì che lo metta in vista nel suo aspetto ridicolo. Ma la furberia è anch’essa comica, non certo allo sciocco, ma agl’intelligenti uditori che la comprendono. Così i due attori concorrono ciascuno per la parte sua a produrre il riso. Qui è il fondamento della commedia boccaccevole. Si vede la coltura in quel suo primo fiorire mostrar coscienza di sè, volgendo in gioco l’ignoranza e la malizia delle classi inferiori. Il comico ha più sapore quando i beffati sono quelli che ordinariamente beffano, quando cioè i furbi, che burlano i semplici, sono alla lor volta burlati dagl’intelligenti, com’è il confessore burlato dalla sua penitente.

Il comico talora vien fuori per un improvviso motto o facezia, che illumina tutta una situazione, e provoca il riso di un tratto e irresistibilmente: ciò che oggi si direbbe un tratto di spirito. Sono brevi novelle, il cui sapore, come nel Sonetto, è tutto nella chiusa. Di questo genere è la novella del giudeo, che guardando a Roma la corruzione cristiana si converte al cristianesimo. La chiusa sopraggiunge così improvvisa e così disforme alle premesse, che l’effetto è grande. E ce n’è parecchie altre di questo stampo, e non molto felici, perchè l’autore lavora sopra un motto già trovato e noto. Tali sono