Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/74

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tifica di quel tempo; ma qui il concetto scientifico e la sua esposizione scolastica è un accessorio; la sostanza è il sentimento che sveglia nel poeta la contraddizione tra quel concetto e la realtà. Lasso! a che dicer vegno? Il poeta sente la vanità de’ suoi desiderii, e che il mondo andrà sempre a quel modo.

Come l’amore si afferma nella morte, così la filosofia si afferma nella sua morte, cioè nella sua contraddizione con la vita. Qui trovi un sentimento chiaro e vivo dell’unità della vita, fondata nella concordia dell’intendere e dell’atto o come si direbbe oggi dell’ideale e del reale, e insieme il dolore della scissura, che mette il poeta in uno stato di ribellione contro l’uomo caduto in servo di signore, già signore di sè, ora servo delle sue inclinazioni animali. Ma il sentimento di questa contraddizione non uccide l’entusiasmo e la fede, come ne’ poeti moderni; l’anima del poeta è ancora giovane, piena di una fede robusta, che il disinganno nobilita e fortifica: e però il dolore del disaccordo non lo conduce alla negazione della filosofia anzi alla sua glorificazione, ad un più ardente amore della derelitta, fiero di possederla e amarla egli solo con pochi, e di sentirsi perciò quasi Dio tra la gregge degli uomini.

Adunque, il primo carattere di questo mondo lirico è la sua verità psicologica. Se c’è negli accessorii alcun che di fattizio e di convenzionale, il fondo è vero, è la sincera espressione di quello che si passa nell’animo del poeta. Ti senti innanzi ad un uomo che considera la vita seriamente. La vita è la filosofia, la verità realizzata, e la poesia è la voce e la faccia della verità. Amico della filosofia, con orgoglio non minore si chiama poeta il banditore del vero. Filosofo e poeta, si sente come investito di una missione, di una specie di apostolato laicale, e parla dal tripode alla moltitudine, con l’autorità e la sicurezza di chi possiede la verità.