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durare: e queste sono veracemente la tua vita, perchè se si comportano in pace meritano nell’altro mondo molta gloria perpetuale. Disse uno savio: quello che ne diletta nel mondo, è cosa di momento, e quello che ne tormenta nell’altro, durerà ma’ sempre». E segue, citando i detti dell’Apostolo, di san Pietro, e di Salomone.

Questo era il tema comune delle prediche, salvo che qui il predicatore è la Filosofia, che si fa interprete di Dio, e cita Salomone e san Pietro e i Santi Padri. Questo concetto è l’idea fondamentale della leggenda, una storia fantastica, la cui base è il peccatore condannato o redento. In queste leggende Dio e il demonio sono gli attori principali: Dio, che co’ suoi Angioli e le sue virtù tira l’anima alla rinunzia de’ beni terrestri e alla contemplazione delle cose celesti, e il demonio che la tiene stretta e affezionata alla terra. L’uomo, mosso dalle naturali inclinazioni, vende l’anima al demonio pur d’essere felice in terra, e lo spettacolo finisce nelle tenebre e nel fuoco dell’Inferno. Ma spesso la tragedia si solve nella commedia, cioè nel trionfo e nel gaudio dell’anima, quando, ajutata dalla divina grazia, sa riscattarsi dal demonio e acquistare il Paradiso. Questa lotta tra Dio e il demonio è la battaglia dei vizi e delle virtudi, che nella Introduzione alle virtù del Giamboni la Filosofia mostra al suo servo, perchè in quella immagine fortifichi la sua fede. Questa è pure la base della leggenda del dottore Fausto, che vendè l’anima al diavolo, leggenda così popolare al medio evo, e resa immortale da Goethe. E questo è anche il concetto del mondo lirico dantesco, dove Beatrice diviene la Filosofia, e le gioie e i dolori dell’amore terrestre svaniscono nella contemplazione intellettuale della Scienza.

Così il secolo decimoterzo si chiude con uno stesso concetto, esposto in prosa e in poesia. Brunetto, Giamboni e Dante s’incontrano nella stessa idea, o per dir meglio