Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/100

Da Wikisource.

― 88 ―

di forza e di sicurezza, come di uomo che sa e vuole. Il cuore dell’uomo s’ingrandisce col cervello. Più uno sa, e più osa. Quando la tempra è fiacca, di’ pure che l’intelletto è oscuro. L’uomo allora non sa quello che vuole, tirato in qua e in là dalla sua immaginazione e dalle sue passioni com’è proprio del volgo.

Un’applicazione di questa implacabile logica è il Principe. Machiavelli biasima i principi che per fraude o per forza tolgono la libertà a’ popoli. Ma, avuto lo Stato, indica loro con quali mezzi debbano mantenerlo. Lo scopo non è qui la difesa della patria, ma la conservazione del principe: se non che il principe provvede a sè stesso, provvedendo allo Stato. L’interesse pubblico è il suo interesse. Libertà non può dare, ma può dare buone leggi che assicurino l’onore, la vita, la sostanza de’ cittadini. Dee mirare a procacciarsi il favore e la grazia del popolo, tenendo in freno i gentiluomini e gli uomini turbolenti. Governi i sudditi, non ammazzandoli, ma studiandoli e comprendendoli, non ingannato da loro, ma ingannando loro. Come stanno alle apparenze, il principe dee darsi tutte le buone apparenze, e non volendo essere, parere almeno religioso, buono, clemente, protettore delle arti e degl’ingegni. Nè tema d’essere scoperto: perchè gli uomini sono naturalmente semplici e creduli. Ciò che in loro ha più efficacia, è la paura: perciò il principe miri a farsi temere più che amare. Soprattutto eviti di rendersi odioso e spregevole.

Chi legge il Trattato de Regimine Principum di Egidio Colonna, vi troverà un magnifico mondo etico, senza alcun riscontro con la vita reale. Chi legge questo Principe del Machiavelli, vi troverà un crudele mondo logico, fondato sullo studio dell’uomo e della vita. L’uomo vi è come Natura, sottoposto nella sua azione a leggi immutabili, non secondo criterii morali, ma secondo criteri logici. Ciò che gli si dee domandare, non è se quello