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cavallo di battaglia per i poeti platonici erano gli occhi; qui è il bacio. Già il Tasso avea fatto qualche allusione al giogo del bacio. Il Guarini ne fa una pittura voluttuosissima, e il bacio preso per furto diviene il luogo comune dell’Arcadia. Quanti raffinamenti sul bacio! Odasi il Guarini:

... quello è morto bacio a cui
La baciata beltà bacio non rende.
Ma i colpi di due labbra innamorate,
Quando a ferir si va bocca con bocca,
Son veri baci, ove con giuste voglie
Tanto si dona altrui, quanto si toglie.
Baci pur bocca curiosa e scaltra
O seno, o fronte, o mano; unqua non fia
Che parti alcuna in bella donna baci,
Che beatrice sia,
Se non la bocca, ove l’un’alma e l’altra
Corre e si bacia anch’ella, e con vivaci
Spiriti pellegrini
Dà vita al bel tesoro
De’ bacianti rubini:
Sicchè parlan tra loro
Quegli animati e spiritosi baci,
Gran cose in picciol suono.
Tal gioia amando prova, anzi tal vita
Alma con alma unita:
E son come d’amor baci baciati
Gl’incontri di due cori amanti amati.

Poesia splendida, dove lo spirito è così raffinato nei suoi colori. Non è la vita in atto; è vita lirica, narrata, descritta, sentenziata. Anche Corisca e il Satiro si esprimono sentenziando, anche il Coro. Uno spirito sottile trova i più ingegnosi rapporti, che l’immaginazione condensa in versi felicissimi. E poichè si tratta di baci, ecco una sentenza di Amarilli: