Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/245

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disputando soprattutto contro Aristotile, era Bernardino Telesio, dell’Accademia Cosentina, nel quale è già spiccata la tendenza all’investigazione de’ fatti naturali e al libero filosofare, lasciate da parte le astrazioni e le forme scolastiche. Tra questi uomini nuovi, come li chiama Bacone, ebbe qualche fama il Patrizii, e Mario Nizzoli da Modena, che combattè ugualmente Aristotile e Platone, fuggì il gergo scolastico, e fu detto dal Leibnitz exemplum dictionis philosophiae reformatae. Gli uomini nuovi chiamavano pedanti gli avversarii, e come portavano i tempi, alternavano le villanie con gli argomenti. Il carattere di questo nuovo filosofare era l’indipendenza della filosofia dirimpetto la fede e l’autorità, il metodo sperimentale, e la riabilitazione della materia o della natura, risecato dalla investigazione tutto ciò che è soprannaturale e materia di fede. Filosofia e letteratura andavano di pari passo; il Machiavelli e l’Ariosto s’incontravano sullo stesso terreno, ciascuno co’ suoi mezzi. L’ironia dell’Ariosto ha il suo comento nella logica del Machiavelli. Come negazione, la nuova filosofia era troppo radicale, perchè non solo negava il Papato, ma il cattolicismo, e non solo il cattolicismo, ma il cristianesimo, e non solo il cristianesimo, ma l’altro mondo, e non solo l’altro mondo, ma Dio stesso. Non è che queste cose apertamente si negassero, anzi il linguaggio era pieno di cautele e di ossequi, maestro il Machiavelli; ma coi più umili inchini le mettevano da parte, come materia di fede, e vi sostituivano la natura, il mondo, la forza delle cose, la patria, la gloria, altri elementi ed altri fini. Era in fondo l’umanismo e il naturalismo, appoggiato alla ragione e all’esperienza, che prendeva il suo posto nel mondo. Questo grande movimento dello spirito che segna l’aurora de’ tempi moderni, e che si può ben chiamare il rinnovamento, avea nell’intelletto italiano la sua posizione più avanzata. Tutte