Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/336

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dell’umanità, guaste dalla doppia boria delle nazioni e de’ dotti, e tu assisti alla prima formazione delle società, de’ governi, delle leggi, de’ costumi, delle lingue, vedi nascere la storia di entro la mente umana, e svilupparsi logicamente da’ suoi elementi o principii, religione, nozze, sepolture, svilupparsi sotto tutte le forme, come governo, come legge, come costume, come religione, come arte, come scienza, come fatto, come parola. La sua grande erudizione gli porge infiniti materiali, che interpreta, spiega, alloga, dispone, secondo i bisogni della sua costruzione, audace nelle etimologie, acuto nelle interpretazioni e ne’ confronti, sicurissimo nei suoi procedimenti e nelle sue conclusioni, e con l’aria di chi scopre ad ogni tratto nuovi mondi, tenendo sotto i piedi le tradizioni e le storie volgari. Così è nata questa prima storia dell’umanità, una specie di Divina Commedia, che dalla gran selva della terra per l’inferno del puro sensibile si va realizzando tra via sino all’età umana della riflessione o della filosofia, irta di forme, di miti, di etimologie, di simboli, di allegorie, e non meno grande che quella, pregna di presentimenti, di divinazioni, d’idee scientifiche, di veri e di scoperte, opera di una fantasia concitata dall’ingegno filosofico e fortificata dall’erudizione, che ha tutta l’aria di una grande rivelazione.

È la Divina Commedia della scienza, la vasta sintesi, che riassume il passato e apre l’avvenire, tutta ancora ingombra di vecchi frantumi dominati da uno spirito nuovo. Platonico e cristiano, continuatore di Ficino e di Pico, uno di spirito con Torquato Tasso, Vico non comprende la Riforma, e non i tempi nuovi, e vuol concordare la sua filosofia con la teologia, e la sua erudizione con la filosofia, costruire un’armonia sociale, come un’armonia provvidenziale. La sua metafisica ha sotto i piè il globo, e gli occhi estatici in su verso l’occhio della Provvidenza, onde le piovono i raggi delle divine idee.