Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/354

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tolto a’ poveri secolari i mezzi da potere sussistere. In coscienza potrebbono essi occupare nell’università le cattedre, nella Corte le cariche, nelle parrocchie i pulpiti, e fino nelle case l’intendenza degli affari domestici? Potrebbero senz’arrossire far da speziale, da mercante e da banchiere? In quanto al loro numero, è divenuto così eccessivo, che se i principi non vi mettono presto rimedio, il loro vortice inghiottirà l’intiero Stato. Onde viene che il minimo villaggio d’Italia debba esser retto da cinquanta o sessanta preti, senza contare gl’iniziati di altro rango? Le città vi pullulano di campanili e i conventi fanno ombra al sole. Vi ha in qualcheduno di esse venticinque conventi di frati o suore di san Domenico, sette collegi di gesuiti, altrettante case di Teatini, una ventina o trentina di monasteri di frati francescani forse cinquanta altri di diversi ordini religiosi di ambi i sessi, e più di quattro o cinquecento altre chiese e cappelle di minor conto; ma non vi sono all’incontro che trentasei smilze parrocchie, verun osservatorio astronomico, verun’accademia di pittura, di scultura, di architettura, di chirurgia, di agricoltura e di altre arti e scienze, veruna buona fabbrica di panni o di tele, veruna buona manifattura di seta o di cotone, veruna biblioteca appartenente al pubblico, verun orto botanico o gabinetto di curiosità naturali, o teatro anatomico; veruna cura per rendere i porti netti, le strade comode ed agiate, gli alberghi proprii e le città illuminate, il commercio più vivo. Pensano i chierici di dover sempre sentire i comodi della società senza mai sentirne alcun peso? Che la bilancia penderà sempre a lor favore? Che non vi sarà mai da sperar l’equilibrio?» Pittura viva di quel tempo nelle sue idee e nel suo linguaggio. Si sente a mille miglia il laico, il borghese e l’avvocato. Il Sovrano è per lui l’infallibile. Dovere del suddito è ascoltare e ubbidire. Rispetta la religione; ha il mag-