Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/62

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contadino di Cipada, patria appunto del nostro Merlino. Guido lascia Baldovina, cercando avventure, ed ella muore, dopo di aver partorito Baldo. Fin qui l’Orlandino e la Maccaronea vanno insieme; ma qui l’Orlandino finisce subito, e la trama è ripigliata e continuata nella Maccaronea. Baldo, come Orlandino, ha molta forza e coraggio, e si gitta a imprese arrischiate. Ha parecchi compagni, tra’ quali Fracasso, che ricorda Morgante, da cui discende, e Cingar, che ricorda Margutte. Dicono che sotto questi nomi si celino gl’irrequieti studenti di Bologna, capitanati da quel Francesco mantovano, che sarebbe Baldo. Fatto è che date e ricevute molte busse, Baldo è messo in prigione. Cingar, vestito da frate, lo libera. Eccoli tutti per terra e per mare cavalieri erranti, e compiono audaci imprese. Baldo distrugge corsari, estermina le fate, ritrova Guido suo padre fatto romito, che gli predice grandi destini; va in Africa, scopre le foci del Nilo, scende nell’inferno. Giunto co’ suoi in quella parte dell’inferno, dove ha sede la menzogna e la ciarlataneria e dove stanno i negromanti, gli astrologi e i poeti, Merlino trova colà il suo posto e pianta i suoi personaggi e finisce il racconto.

Abbandonarsi alla sua sbrigliata immaginazione e accumulare avventure è a prima vista lo scopo di Merlino, come di tutt’i romanzieri di quel tempo. Anzi di avventure ce n’è troppe; e fra tanti intrighi l’autore pare talora intricato e stanco. Ti senti sbalzato altrove prima che abbi potuto ben dirigere il cibo messoti innanzi. Molte avventure sono reminiscenze classiche e cavalleresche, ma rifatte e trasformate in modo originale; e il tutt’insieme è originalissimo. Cominciamo con Carlomagno e i Paladini, ma dopo alcuni libri o canti ci troviamo in Cipada, con l’immaginazione errante fra Mantova, Venezia, Bologna, e con innanzi l’Italia con la sua scorza da medio evo penetrata da uno spirito