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Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. I).djvu/136

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126 storia

elogio sulla sana morale e sulla fermezza dei principî religiosi del regnante sommo pontefice Pio IX.

Passiamo ora a parlare di altro.

Meditavasi da vari giorni, come già dicemmo, uno strepitoso banchetto nel teatro Alibert di sette od ottocento convitati, in segno di esultanza per la novella vita che vivevasi in Roma e di quella lietissima che presagivasi pel tempo avvenire.

Si volle profittare a tal uopo dell’affluenza straordinaria di gente che in occasione del Possesso, era accorsa in Roma. Si emise fino dal 6 un programma in litografia contenente le disposizioni pel buon ordine.1 Precorse ancora un invito, a chi vi avesse voluto recitarvi componimenti.2

Promotori ne furono al solito gli amnistiati, perchè vedemmo figurarvi e gli Sterbini, e i Zauli-Saiani, e i Matthey, ch’eran del numero, e che è bene di osservare, eran tutti estranei a Roma.

Il banchetto ebbe luogo il giorno 11 ed era ordinato così. La maggior parte dei convitati era nella platea. Gli altri in sul palco scenico, fra i quali i recitatori dei componimenti. Gli spettatori poi occupavano i palchi. Si ritiene che i primi fossero circa un migliaio, ed altrettanti i secondi.

Recitarono;


Sterbini Pietro di Vico.
Matthey Carlo di Viterbo.
L’avv. Zauli-Saiani Tommaso di Forlì.
Salvoni di Jesi.
Orsi di Ravenna.
Del Frate Giuseppe di Milano.
Checchetelli Giuseppe di Roma.

L’avv. Balducci Anacleto non romano recitò ancora una poesia sul Possesso di Sua Santità. Fra questi per quanto sia a nostra cognizione gli amnistiati non furono che i tre primi.


  1. Vedi vol. I dei documenti, num. 60.
  2. idem idem num. 58.