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In seguito di ciò mentre scriviamo (anno 1858, 1859) la più gran parte del detto debito che si riferisce al prestito del 1831 trovasi estinta. E pure la estinzione ha figurato nei consuntivi fra le partite di spesa annua. Ciò sia detto proporzionatamente anche degli altri prestiti, cosicché in tutto possiam calcolare all’epoca in cui scriviamo, che un cinque o sei milioni di scudi siansi pagati in estinzione di sorte.

Quanto dunque vanno errati tutti coloro, e non son pochi, i quali ignari delle cose nostre, van gridando contro la mala amministrazione del governo pontificio e lo sperpero delle sostanze dei sudditi, quasi che né regola né ordine vi esista, e che sia un piglia piglia universale. I primi poi a gridare son quei medesimi che colle loro improntitudini, avendo originato i moti quasi generali del 1831, e i tentativi parziali del 1843 nel Bolognese, e la insurrezione di Rimini nel 1845, sono stati la causa della cessazione dei sopravanzi, della necessità dei prestiti, dell’annuo deficit, delle sovraimposte che pesaron su tutti, anche sugl’innocenti, e che in fine furono la causa di tutte le nostre sciagure.

In questo errore poi i diari inglesi, e francesi, e belgi, e piemontesi, cadono tutto giorno. Gl’inglesi però primeggiano, e sotto colore di simpatia e compassione pel misero stato dei sudditi pontifici, si abbandonano a vituperare e rampognare i loro reggitori. Avidi poi di riempire i vuoti delle colonne dei loro giornali, senza critica alcuna e sulla fede sempre dei loro corrispondenti, ti snocciolano le più assurde falsità, e su quelle fabbricano ragionamenti e commenti insensati. E così, mercè il dono della libera stampa che tutto permette, leggon tutti e si componetrano di queste falsità, ed uno appena ogni diecimila troverassi il quale legga i rendiconti che pubblicansi ogni anno sulla nostra amministrazione, e che osiam dire non hanno invidia a quelli che si pubblicano nella stessa Inghilterra.