Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. I).djvu/184

Da Wikisource.
174 storia

poli di popolani. Uno dei capi visibili, fu l’amnistiato C. Matthey, ed uno il famoso Ciceruacchio.

Difilaron tutti pel Corso, in numero di oltre a cinquecento per drappelli, o come dicesi francescamente a plotoni. Recaronsi cantando sul Quirinale, ove sostarono; ivi si trovarono con una magna comitante caterva di Romani, i quali senza lo eccitamento della dimostrazione avrebber, come sono usi in siffatto giorno, seguitate le loro consuetudini.

Schieratisi sulla piazza, cantarono per la prima volta l’inno detto della Sacra Bandiera, perchè una bandiera recavan con loro. Detto inno venne cantato costantemente dopo, finchè fu supplantato da quello di Sterbini, come si dirà meglio in appresso. Le parole erano del romano Filippo Meucci, e la musica del maestro Gaetano Magazzari di Bologna, il quale durante tutta la rivoluzione (presente o assente il papa) fu il maestro di musica del movimento romano. Le parole dell’inno erano le seguenti:

Del nuov’anno già l’alba primiera
Di Quirino la stirpe ridesta,
E l’invita alla santa bandiera
Che il vicario di Cristo innalzò.
Esultate o fratelli, accorrete:
Nuova gioia a noi tutti s’appresta;
All’Eterno preghiere porgete
Per quel Grande che pace donò.
Su rompete le vane dimore,
Tutti al trono accorrete di Pio;
Di ciascuno egli regna nel cuore,
Ei d’amore lo scettro impugnò.
Benedetto chi mai non dispera
Dell’aita suprema di Dio,
Benedetta la santa bandiera
Che il vicario di Cristo innalzò.1

Il Santo Padre ricevette una deputazione di tre Romani ed un artista a Roma estraneo, per complimentarlo. Il

  1. Vedi l’Inno, ossia parole e musica nel volume II, Documenti, n. 2 e 8.