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210 storia
Il poeta Filippo Meucci
» conte Giovanni Pagliacci
Alessandro Rossi.

Il giovane Giovanni de Andreis poi recitò alcuni versi del Checchetelli assente.

Il discorso dello Sterbini, che troppo sentiva d’incenso per la Roma pagana, rincrebbe immensamente al Santo Padre. Si disse che non ne avrebbe voluto la pubblicazione, ma essa ebbe luogo unitamente a quella degli altri componimenti in un foglio a parte aggiunto al Contemparaneo che pubblicamente vendevasi al caffè nuovo.1

Sulla sommità del colle Esquilino eran disposte le tavole pei commensali. La statua emblematica di Roma, e ai piedi della medesima la lupa coi gemelli Romolo e Remo dominavano il banchetto. Il tempo bellissimo, amenissima la situazione, belli o almeno saporiti e acconci ai tempi i discorsi degli oratori e i versi dei poeti, applausi, evviva fragorosissimi: gioia in tutti i volti, uno sventolare continuo di fazzoletti, e perfino i melodici concerti della banda militare vennero a rallegrar la festa, che riusci oltre ogni dire bella, animata e dilettevole. Chi non vi si è trovato non può concepirne una idea adeguata, e chi vi si trovò difficilmente potrebbe con appropriate parole descriverla.

Gli universitari ancora sopraggiunsero accompagnati dalla banda musicale dei vigili, cantando inni per abbellir la festa. Anche quei giovani vi volevano, perchè in Roma e dappertutto il corpo dogli universitari era divenuto (ci si permetta l’espressione) una salsa piccante che condir doveva tutte le dimostrazioni.2


  1. Vedi il foglio aggiunto al n. 24 del Contemporaneo.
  2. Vedi il foglio aggiunto al n. 21 del Contemporaneo, l’Italico, n. 11 del 29 aprile. — Vedi i componimenti recitati nel banchetto nel vol. XIII, n. 3 delle Miscellanee. -— Vedi Ranalli vol. I, pag. 93. — Gualterio vol. I. parte II, Riforme pag. 435. — Vedi Documenti, vol. II, n. 30, 31 e 34. — Vedi il vol. stampe e litografie n. 22.