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Quindi un silenzio profondo tenne dietro a questa entusiastica e commovente dimostrazione. Il papa, levata la mano, benediceva di nuovo al popolo genuflesso. Dopo di che, fra la gioia e le acclamazioni reiterate, nell’ordine il più perfetto dissipossi, chi prendendo l’una e chi l’altra direzione, quella folta immensa di popolo.

A compiere poi la bellezza della festa ebbe luogo la sera una luminaria generale, ma ricca e variata; cosicchè può dirsi che questa fu una delle più belle dimostrazioni romane, e possiamo aggiungere che, salvo la processione dei giovani coi fiori partitasi dalla piazza del Popolo, di origine sospetta perchè organizzata preventivamente, tutto il resto portò l’impronta di cosa romana.

Sulla detta festa potranno i nostri lettori trovare più ampie particolarità negli scritti che abbiam designato a piè di pagina.1

Circa all’ebrezza o entusiasmo per Pio IX, in quel tempo, possiamo asserire ch’esso era falso per parte di quei soltanto che non amavano nè papa nè papato, ma sincero e reale pei veri Romani, e più che semplice entusiasmo era ammirazione ed amore, e pochi sovrani crediamo che sian pervenuti a conciliarsi la benevolenza e l’affetto dei sudditi come fece il pontefice Pio IX.

Ma siccome l’astuzia e l’inganno avevan saputo creare e mantenere ad arte questa ebrietà tropp’oltre spinta, l’astuzia e l’inganno associaronsi poco dopo per fargliela perdere. E ciò accadde non già perchè egli si fosse allontanato dai doveri che come pontefice gl’incombevano, ma per esservisi invece mostrato saldo ed inflessibile. In una parola si volle fargli perdere la popolarità allorquando gli uomini del movimento incominciarono ad avvedersi che non potevano far di lui ciò che volevano. Allora una gran parte dei Romani, che ignara degli artifici dei partiti e delle sètte, si lasciava guidare dagli uomini che

  1. Vedi Ranalli, vol. I, pag. 93. — l’Italico del 20 mnggio 1847 — il Contemporaneo del 15. d. — Documenti del vol. II, n. 41.