Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. I).djvu/253

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un pontefice tutto amor pel suo popolo; poichè i cuori che sinceramente si amano è impossibile che alla fine non s’intendano; se però non ti arrestano, se però non t’ingannano, se però non ti tradiscono! Oh la bella pagina che aggiungerai alla tua storia! Quella in cui la posterità maravigliata leggerà la conquista che tu avrai ottenuta di ima saggia, di una vera libertà, per le vie sol dell’amore

E queste parole, questi elogi, queste apologie di una vera e saggia libertà pronunziavansi da padre Ventura il giorno stesso in cui accadevano le scene disgustose del pranzo e del ballo, di cui abbiamo intertenuto i nostri lettori. Esse ci chiamano inoltre a sottoporre le seguenti osservazioni.

H giorno 22 di giugno il segretario di stato, nello intendimento di far cessare l’agitazione, emana un atto col quale in nome di Sua Santità le dimostrazioni vengono interdette. Pochi giorni dopo padre Ventura in una delle chiese principali di Roma fa sentir la sua voce eloquente, encomiando l’agitazione e qualificandola d’amorosa. E così, questo buon popolo romano, fra l’agitazione sediziosa del Mazzini, tra quella amorosa del padre Ventura, tra gli eccitamenti dei poeti, le utopie dei giornalisti, eie concioni degli oratori, trovavasi mantenuto in uno stato dì perturbazione artificiale e costante. Questo stato di cose superlativamente anormale poneva il popolo alla mercè degli speculatori di rivolture, e sotto l’influenza incessante di astuti sovvertitori, cui tornava a buon conto di volgere a lor profitto la generosità e la sincerità dei Romani.

E così poniam fine al capitolo XIII.