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tutto. Fra queste garanzie era la guardia civica; ma siccome nel frattempo si era ottenuta, mancava per questo lato l’oggetto della petizione. Pur tuttavia prosegui a circolare ad intimorimento del governo, ma non ebbe seguito e rimase, come suol dirsi, lettera morta.

Le feste progettate, secondo un foglietto clandestino ad uso di programma che circolò, consister dovevano in questo:

1.° Festa notturna nella piazza del Popolo la sera del 17 luglio.

2.° Concerti musicali di compositori romani filarmonici.

3.° Fuoco di artificio.1

Poi vi si aggiunse il progetto di una cantata in teatro, che volevasi far dirigere dal marchese Raffaele Muti Papazzurri. Il duca Marino Torlonia fu pregato di porsi a capo per diriger la festa.2

Allo scultore d’Ambrogi venne commessa una statua colossale rappresentante il sommo pontefice Pio IX, da collocarsi sulla piazza del Popolo. S’intende bene ch’essa non poteva essere di marmo, sibbene di carta, legno e gesso. Accettò il d’Ambrogi e ricusò qualunque rinfranco di spesa, prestando anche gratis l’opera sua.

La spesa del monumento, che sorregger doveva la statua, fu posta a carico del principe di Piombino e di altri nobili romani per sottoscrizione.

Quella poi del fuoco di artificio, che rappresentar doveva il Tempio della pace, a carico del principe Torlonia. Ne confidò esso la direzione al suo architetto Niccola Carnevali, e può vedersene il disegno in un volume pubblicato da Carlo Matthey, e dedicato al principe di Piombino nel 1847.3


  1. Vedi il programma nel vol. III dei Documenti, n. 68.
  2. Vedi Documenti, vol. III, n. 65.
  3. Vedi il detto disegno in sesto più grande fra le stampe e litografie al n. 44.